sabato 2 gennaio 2010

capitolo 4. La shoah e la letteratura

Anna Frank, dal Diario,
Vorrei (1)

Son morto con altri cento
Son morto ch'ero bambino
Passato per il camino
E adesso sono nel vento,
E adesso sono nel vento.


(LETTRICE) Anna Frank, figlia di un banchiere di Francoforte, a causa delle leggi razziali, emigrò, ad Amsterdam, con la sua famiglia. Dopo l’invasione tedesca dell’Olanda, è costretta a trasferirsi con i suoi familiari, in un alloggio segreto, fino al 4 agosto del ’44, quando dei vicini li segnalano ai nazisti che penetrano nel rifugio li deportano tutti ad Auschwitz, e poi a Bergen Belsen. Pochi mesi dopo, Anna Frank, malata di tifo, morirà.
Il famoso Diario fu trovato nell’alloggio segreto e consegnato al padre, unico superstite della tragedia. Questi lo pubblicò nel 1947, col titolo tedesco, che, tradotto in italiano significa: Il retrocasa. Il diario è tenuto dal giugno del ’42 all’agosto del ’44. E’ la toccante testimonianza delle contraddizioni ed inquietudini di un’adolescente , e nello stesso tempo, della tragedia di un’epoca e di un intero popolo.
Nel diario si confida con Kitty. un’amica immaginaria. Riportiamo un brano, solo apparentemente poco rilevante, ma che mostra invece il dramma della privazione della libertà, a cui la situazione della persecuzione nazista l’ha costretta, proprio nel momento in cui sente nel suo cuore, colmo di mille desideri, il soffio vitale della primavera.

PRESENTATRICE) Sabato 12 febbraio 1944

LETTRICE)
Cara Kitty, splende il sole, il cielo è azzurro intenso, soffia un venticello meraviglioso e vorrei tanto… vorrei… tutto. Parlare, essere libera, avere amici, essere sola. Vorrei tanto… piangere! Mi sembra di scoppiare e so che se piangessi starei meglio, ma non posso farlo, sono inquieta, passo da una stanza all’altra, respiro l’aria di una fessura di una finestra chiusa, mi sento battere il cuore, come se dicesse: - esaudisci finalmente il mio desiderio.
Penso che sia la primavera, avverto il risveglio, lo sento nel corpo e nell’anima. Devo sforzarmi di agire in modo normale, sono totalmente confusa, non so cosa leggere, cosa scrivere, cosa fare, so soltanto che vorrei…



Primo Levi, Se questo è un uomo
L’ultima razione (2)

Ad Auschwitz tante persone
Ma un solo grande silenzio
È strano, non riesco ancora
A sorridere qui nel vento,
A sorridere qui nel vento


(LETTRICE) Primo Levi, nato a Torino nel 1919, laureato in chimica, nel 1944 subì, per la sua origine ebraica la deportazione e la prigionia nel campo di concentramento di Auschwitz. Fu uno dei pochissimi superstiti solo perché la scarsità della manodopera consigliò ai Tedeschi, come ricordava egli stesso, di «sospendere temporaneamente le uccisioni». Dopo una intensa vita di lavoro, come chimico e letterato, è morto suicida a Torino nel 1987.
Il libro Se questo è un uomo, scritto di getto nel 1946, e pubblicato nel 1947, descrive la propria «discesa agli inferi», nell’inferno del Lager di Auschwitz. Il fatti seguono un ordine cronologico e mettono nudo i meccanismi che conducono progressivamente alla degradazione e alla disumanizzazione, cominciando con la spoliazione della dignità e la riduzione della persona a «cosa», ad un anonimo numero.
L’autore cerca di capire e di spiegare, a se stesso prima ancora che agli altri, i motivi di un fenomeno tanto perverso come l’antisemitismo, ma l’amara conclusione è che nulla può spiegare la tragedia dei campi di concentramento, e che forse «quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi, non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare».

Nel capitolo intitolato «Ottobre» racconta un giorno di «selezione», quando i vecchi, i malati e gli inabili al lavoro, separati dagli altri, vengono avviati alla camera a gas. Qualche errore è sempre in agguato.

(LETTORE) Il nostro Blockältester (Kapò) conosce il suo mestiere. Si è accertato che tutti siano rientrati, ha fatto chiudere la porta a chiave, ha distribuito a ciascuno la scheda che porta la matricola, il nome, la professione, l'età e la nazionalità, e ha dato ordine che ognuno si spogli completamente, conservando solo le scarpe. In questo modo, nudi e con la scheda in mano, attenderemo che la commissione arrivi alla nostra baracca. (…)
Qui, davanti alle due porte, sta l'arbitro del nostro destino, che è un sottufficiale delle SS. Ha a destra il Blockältester, a sinistra il furiere della baracca. Ognuno di noi, che esce nudo dal Tagesraum nel freddo dell'aria di ottobre, deve fare di corsa i pochi passi fra le due porte davanti ai tre, consegnare la scheda alla SS e rientrare per la porta del dormitorio. La SS, nella frazione di secondo fra due passaggi successivi, con uno sguardo di faccia e di schiena giudica della sorte di ognuno, e consegna a sua volta la scheda all'uomo alla sua destra o all'uomo alla sua sinistra, e questo è la vita o la morte di ciascuno di noi.


(LETTRICE) A volte si scambiano le schede. Il vecchio Khun, che è stato fortunosamente risparmiato, prega dondolando il corpo, come fanno gli ebrei nella loro preghiera, ringraziando Dio che lo ha salvato dalla camera a gas. Scrive Primo Levi:

(LETTORE) «Kuhn è un insensato. Non vede, nella cuccetta accanto, Beppo il greco che ha vent'anni, e dopodomani andrà in gas, e lo sa, e se ne sta sdraiato e guarda fisso la lampadina senza dire niente e senza pensare più niente? Non sa Kuhn che la prossima volta sarà la sua volta? Non capisce Kuhn che è accaduto oggi un abominio che nessuna preghiera propiziatoria, nessun perdono, nessuna espiazione dei colpevoli, nulla insomma che sia in potere dell'uomo di fare, potrà risanare mai più? Se io fossi Dio, sputerei a terra la preghiera di Kuhn»


Ad Auschwitz tante persone
Ma un solo grande silenzio
È strano, non riesco ancora
A sorridere qui nel vento,
A sorridere qui nel vento



Capitolo quattro: La letteratura e la shoah

Elisa Splenger: il cerotto (3)

Io chiedo, come può un uomo
Uccidere un suo fratello
Eppure siamo a milioni
In polvere qui nel vento,
In polvere qui nel vento.


(Martina) Passiamo ad un'altra testimonianza di una sopravissuta, Elisa Splenger, nata a Vienna nel 1918, deportata ad Auschwitz e in altri campi di concentramento. Nel 1946 si trasferisce in Italia. Ora vive con la famiglia a Mandria, in provincia di Taranto
Scrive un libro, Il silenzio dei vivi, dove racconta il periodo vissuto tra i campi di concentramento, e fra questi anche quello dove fu detenuta e poi mori Anna Frank (Theresienstadt). E’ rimasta in silenzio per cinquant’anni come moltissimi altri sopravissuti non riuscendo a raccontare ciò che era loro capitato, perché pensava che non sono state ancora inventate le parole giuste per raccontare tanto dolore. Per questo nasconde con un cerotto il numero tatuato sul braccio con cui è stata marchiata. E’ stata l’insistenza del figlio a convincerla a scrivere perché non si dimentichi mai che a «Birkenau il portone della morte non si richiuderà mai più sulla memoria».
Riportiamo un breve episodio della sua storia dove racconta come il numero che gli era stato tatuato sul braccio scompaia sotto un cerotto. Tuttavia ma la ferita e nel corpo nell’anima è troppo grande perché possa essere sepolta per sempre nel silenzio

(Tiziana) «
Ci aspettava l’ultima fase di iniziazione a questa nuova vita: la marchiatura.
Questa operazione veniva eseguita con un ago rovente simile a un pennino e precedeva l’assegnazione alle baracche. (…)
Da quel momento scomparivamo come esseri umani, diventando numeri per la macchina di sterminio del Reich.
A me fu tatuato il numero A-24020, che ancora oggi deturpa il mio avambraccio sinistro. Molte volte ha suscitato curiosità in quanti non ne conoscevano il significato.
Tantissimi anni fa, quando ancora insegnavo, spesso i ragazzi mi chiedevano cosa significasse quel numero. Io rispondevo accennando ai campi di sterminio e alla mia triste esperienza, ma loro non capivano e qualcuno rideva.
Fu così che decisi di nascondere il mio tatuaggio con un cerotto, chiudendomi sempre più nel silenzio.
Non volevo sentirmi diversa, non volevo sentirmi osservata: decisi che avrei tenuto solo per me il mio passato, non parlai più. Un giorno Silvio, mio figlio, si accorse del cerotto sul braccio e preoccupato me ne chiese il motivo.
Gli confessai che volevo nascondere quel marchio di riconoscimento agli occhi degli altri: il loro scherno e la loro indifferenza mi ferivano».


Capitolo quattro: (La shoah e la letteratura)

Primo Levi, Se questo è un uomo

Il pane della discordia - (4)

Ancora tuona il cannone,
Ancora non è contenta
Di sangue la belva umana
E ancora ci porta il vento,
E ancora ci porta il vento


Un cucchiaio più prezioso dell’oro

LETTRICE) La fame non consiste nelle semplice sensazione di aver saltato un pasto è qualcosa di molto più terribile e ci vorrebbe un’altra parola per esprimerlo. Così come capita per la parola «inverno». Nel lager questo termine assume un significato completamente diverso rispetto a quello che noi siamo abituati a considerare.

LETTORE)
«Noi diciamo «fame », diciamo «stanchezza », «paura», e «dolore», diciamo «inverno», e sono altre cose. (…) Se i Lager fossero durati piú a lungo, un nuovo aspro linguaggio sarebbe nato; e di questo si sente il bisogno per spiegare cosa è faticare l'intera giornata nel vento, sotto zero, con solo indosso camicia, mutande, giacca e brache di tela, e in corpo debolezza e fame e consapevolezza della fine che viene».


LETTRICE) La fame nel Lager è «cronica» «che fa sognare la notte e siede in tutte le membra del nostro corpo» e accompagna la vita dell’internato giorno e notte. «Il lager è la fame: noi stessi siamo la fame, la fame vivente». La fame provoca «fantasie» simili a quelle sessuali. Levi sogna la pasta asciutta appena cotta nella sua casa di Torino e prelibatezze di ogni tipo.
Se un internato nel Lager si adegua completamente alla vita che gli viene imposta dall’organizzazione del campo, è destinato a soccombere, ad essere uno dei tanti sommersi della storia. La sveglia è alle quattro e la distribuzione del pane alle cinque e mezza.

(LETTORE)
«Ed ecco giunge, ahi quanto presto, la sveglia. L'intera baracca si squassa dalle fondamenta, le luci si accendono, tutti intorno a me si agitano in una repentina attività frenetica: scuotono le coperte suscitando nembi di polvere fetida, si vestono con fretta febbrile, corrono fuori nel gelo dell' aria esterna vestiti a mezzo, si precipitano verso le latrine e il lavatoio: molti, bestialmente, orinano correndo per risparmiare tempo, perché entro cinque minuti inizia la distribuzione del pane, del pane-Brot-Broit-chleb-pain-lechem-kenyer, del sacro blocchetto grigio che sembra gigantesco in mano del tuo vicino, e piccolo da piangere in mano tua. È una allucinazione quotidiana, a cui si finisce col fare l'abitudine: ma nei primi tempi è così irresistibile che molti fra noi, dopo lungo discutere a coppie sulla propria palese e costante sfortuna, e sfacciata fortuna altrui, si scambiano infine le razioni, al che l'illusione si ripristina invertita lasciando tutti scontenti e frustrati.
Il pane è anche la nostra sola moneta (…) » (p. 33)


(LETTRICE) La sopravvivenza può essere sperata soltanto se i condannati riusciranno a contravvenire alle regole garantendosi, qualche piccolo oggetto non consentito, come un cucchiaio, che è possibile ottenere per tre «razioni di pane» oppure un chiodo, un bottone e uno spago, un filo di ferro o altro. Il Lager non fornisce il cucchiaio, simbolo della ritualizzazione del mangiare, i deportati devono consumere la «zuppa» come degli animali. Gli infermieri quindi traggono notevole profitto dal commercio dei cucchiai. I malati, in infermeria possono compare un cucchiaio con il manico, e una lama affilata che serve anche da coltello, ma quando usciranno «guariti», il cucchiaio verrà loro sequestrato e rimesso in vendita nella Borsa. Il «cucchiaio è un bene così prezioso che viene lasciato in eredità da quelli che «partono» a quelli che «rimangono».
Il pane che, anche nella religione cristiana, è segno di comunione e di condivisione. E’ un cibo emblematico, indispensabile che viene spezzato per essere diviso e donato. Nel campo di concentramento invece diventa una merce contesa, «moneta» di scambio per ottenere altri beni. Il pane vale più dell’oro e si racconta di alcuni deportati, si tolgono il rivestimento d’oro dei denti per ottenere una razione di pane in più. Il ritorno alla condivisione del pane diventerà alla fine del libro, il segno della ritrovata umanità e la fine della logica del Lager e della disumanizzazione dell’uomo.

(LETTORE)
«Quando fu riparata la finestra sfondata, e la stufa cominciò a diffondere calore, parve che in ognuno qualcosa si distendesse, e allora avvenne che Towarowski (un franco-polacco di ventitre anni, tifoso) propose agli altri malati di offrire ciascuno una fetta di pane a noi tre che lavoravamo, e la cosa fu accettata.
Soltanto un giorno prima un simile avvenimento non sarebbe stato concepibile. La legge del Lager diceva: «mangia il tuo pane, e, se puoi, quello del tuo vicino», e non lasciava posto per la gratitudine. Voleva ben dire che il Lager era morto. Fu quello il primo gesto umano che avvenne fra noi.
Credo che si potrebbe fissare a quel momento l’inizio del processo per cui, noi che non siamo morti, da Haftlinge siamo lentamente ridiventati uomini» (p. 171)

Io chiedo quando sarà

Che l'uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà,
E il vento si poserà.

capitolo 2: La storia dell'antisemitismo

Capitolo secondo: Una storia misteriosa e travagliata
Alcune tappe dell’antisemitismo

Introduzione

(PRESENTATRICE) La storia dell’ebraismo è costellata di luci e ombre e da una lunghissima scia di dolore e persecuzione, che va dagli egiziani ai nazisti. Faremo ora un rapido viaggio attraverso quella storia soffermandoci per un attimo su alcune di queste tappe, scelte fra le tante possibili.

1. 586 A. C. LA CONQUISTA DI GERUSALEMME E L’ESILIO BABILONESE

By the rivers of babylon

By the rivers of babylon, there we sat down
Ye-eah we wept, when we remembered zion.

By the rivers of babylon, there we sat down
Ye-eah we wept, when we remembered zion.

When the wicked
Carried us away in captivity
Required from us a song
Now how shall we sing the lords song in a strange land

When the wicked
Carried us away in captivity
Requiering of us a song
Now how shall we sing the lords song in a strange land

Let the words of our mouth and the meditations of our heart
Be acceptable in thy sight here tonight

Let the words of our mouth and the meditation of our hearts
Be acceptable in thy sight here tonight

LETTORE 1 Partiamo da un evento, fra i più traumatici della storia degli ebrei: la caduta di Gerusalemme e del Regno di Giuda nel 586 a. C. Il popolo ebraico stabilitosi ormai in Palestina si è diviso in due regni: il regno di Israele, a nord, occupato da dieci delle dodici tribù di Israele, con capitale Samaria, e il regno di Giuda, occupato dalle altre due tribù, Giuda e Beniamino, nel Sud, con capitale Gerusalemme, governato per quattrocento anni da re della stirpe di Davide.
Il regno di Israele del Nord fu schiacciato dagli Assiri (722 a.C.), il suo popolo fu deportato in esilio e dimenticato. Più di un secolo più tardi, il re babilonese Nabucodonosor, il 1° marzo 587 conquista il Regno del Sud o di Giuda e la sua capitale, la città di Gerusalemme. La classe dirigente del Regno fu deporta a Babilonia. Tra i deportati c’é il profeta Ezechiele. Il re di Gerusalemme Sedecia, dopo aver assistito all’uccisione dei suoi figli, è accecato, e mandato prigioniero, a morire a Babilonia. Nabucodonosor riduce la città, come dice il profeta Geremia, a “desolazione e deserto”.

PRESENTATRICE) Vediamo ora un breve filmato che racconta questo episodio tratto dal film Geremia

VIDEO: l’accecamento di Sedecia e la distruzione della città)

I deportati qualche decennio dopo avranno il permesso di ritornare a Gerusalemme, così ricordano l’amaro esilio lungo i fiumi di Babilonia.

Lungo i fiumi laggiù in Babilonia,
sulle rive sedemmo in pianto
al ricordo struggente di Sion;
sopra i salici, là in quella terra,
appendemmo le cetre armoniose.

Salmo 137,5- Traduzione di Padre David maria Turoldo e Musica di Bepi De Marzi)

LETTORE 2) L'esilio babilonese, segna l'inizio della Diaspora ebraica ossia della dispersione degli ebrei nel mondo. Tuttavia in esilio a Babilonia cominciò a svilupparsi l'ebraismo come religione, sistema unico di idee e modo di vita. Fuori quindi dalla Terra di Israele. In questo modo l’ebraismo sopravvisse e salvò la propria identità spirituale e nazionale.

2. 70 D. C. DISTRUZIONE DEL TEMPIO DI GERUSALEMME E LA DIASPORA (FLAUTO O ALTRI STRUMENTI)

LETTORE 3 Facciamo un salto in avanti di seicentoquaranta anni siamo all’inizio dell’era cristiana. Nell’anno 30 d. C. è collocata la pasqua dei cristiani, i fatti della morte e resurrezione di Cristo. La Palestina è una provincia romana, governata dal procuratore Ponzio Pilato. E’ il periodo in cui si presentano sulla scena tanti Messia che vogliono liberare gli ebrei dalla dominazione straniera, perché essi riconoscono la sola Signoria del Dio di Israele di Abramo, Isacco e Giacobbe. Le ribellioni si susseguono fino alla grande rivolta del 66. d. C in conseguenza della quale, il futuro imperatore Tito, assedia la città di Gerusalemme, distruggendone il grandioso tempio, detto di Salomone e disperdendone l’immenso tesoro, costituito da tonnellate e tonnellate di oro e pietre preziose.
Quante misteri sono legati a questa catastrofe. Per esempio quello del destino del Tesoro del tempio. Dove è finito? L’hanno preso i Templari durante la Prima Crociata? E il famoso santo Graal, il calice dell’ultima cena? E ancora, che fine ha fatto la più preziosa reliquia degli ebrei: l’arca dell’Alleanza? Ricordate le avventure di Indiana Jones, impegnato nella sua ricerca.
La tragedia tuttavia fu immane. Seicentomila furono le vittime e più di cinquemila gli ebrei puniti con la crocifissione. Ora comincia veramente la diaspora, cioè la dispersione di tutti gli ebrei dalla loro terra: disseminati altrove, in tutta Europa e nel mondo. Gli ebrei che andranno in Spagna si chiameranno sefarditi, mentre quelli tedeschi, askenaziti.
Sulla spianata del grande tempio è stata costruita, secoli dopo, la grande moschea di Omar, dalla cupola d’oro che campeggia in tutte le vedute di Gerusalemme; del tempio distrutto è rimasto solo il muro occidentale, di fronte al quale gli ebrei, tuttora, si recano a pregare: è il celebre muro del pianto.

By the rivers of babylon, there we sat down
Ye-eah we wept, when we remembered zion.

By the rivers of babylon, there we sat down
Ye-eah we wept, when we remembered zion.

By the rivers of babylon (dark tears of babylon)
There we sat down (you got to sing a song)
Ye-eah we wept, (sing a song of love)
When we remember zion. (yeah yeah yeah yeah yeah)

By the rivers of babylon (rough bits of babylon)
There we sat down (you hear the people cry)
Ye-eah we wept, (they need their God)
When we remember zion. (ooh, have the power)

3. 1215. IL CONCILIO LATERANENSE IV

LETTORE 4 La vita delle comunità ebraiche nell’alto medioevo non è facile. Gli ebrei sono da sempre accusati di deicidio, in altre parole di essere stati gli uccisori di Dio, i responsabili della crocifissione e morte di Cristo. Con l’aprirsi del secondo millennio, nell’undicesimo secolo, durante la prima Crociata, intere comunità ebraiche saranno sterminate. Gli ebrei in molte città possono vendere soltanto stracci e roba usata e praticare l’usura, il prestito ad interesse, vietato ai cristiani, perché ritenuto un peccato mortale. Il prestito ad interesse tuttavia diventa importantissimo, in un periodo in cui si passa dall’economia del baratto, lo scambio in natura, al mercato. La circolazione della moneta. Il possesso di denaro contante diviene l’asso nella manica per chi deve dirigere l’economia. I prestiti servono a tutti: principi, mercanti e al popolo. Agli ebrei, per evitare che i cristiani peccassero, sono concesse le autorizzazioni per tenere i banchi di pegno, per prestare denaro a tasso prefissato. Soltanto per svolgere questa attività gli ebrei hanno diritto di residenza in un determinato paese. Di conseguenza le comunità ebraiche fioriscono ovunque.
In seguito però, la devozione popolare, e l’irritazione contro la pratica peccaminosa dell’usura, culminano in una serie di espulsioni: dall’Inghilterra nel 1290, Normandia 1296, Francia 1306 e dai domini spagnoli nel 1492.
Il IV concilio lateranense del 1215, stabilisce che gli ebrei devono vivere in quartieri separati, chiamati ghetti e devono portare un segno di riconoscimento: per gli uomini, cappelli fatti in modo particolare di colore giallo o rosso o un disco di panno sul mantello; le donne invece devono indossare un velo giallo sulla testa, come le prostitute.

VIDEO Atlantide LA7, Il pensiero proibito, la storia del’inquisizione, (la politica nei confronti degli ebrei, di Papa Paolo IV, grande inquisitore, cambia. Comincia la reclusione degli ebrei nei ghetti)

(PRESENTATRICE) Leggiamo ora alcuni canoni o leggi del Concilio Lateranense IV.
Il canone LXVIII (canone sessantottesimo) dove si prescrive la distinzione tra i Giudei e i saraceni rispetto ai cristiani, per il modo di vestire:
In alcune province i Giudei o Saraceni (islamici) si distinguono dai cristiani per il diverso modo di vestire; ma in alcune altre ha preso piede una tale confusione per cui nulla li distingue. Perciò succede talvolta che per errore, dei cristiani si uniscano a donne giudee o saracene, o questi a donne cristiane.
Perché unioni tanto riprovevoli non possano invocare la scusa dell'errore, a causa del vestito stabiliamo che questa gente dell'uno e dell'altro sesso in tutte le province cristiane e per sempre debbano distinguersi in pubblico per il loro modo di vestire dal resto della popolazione, (…).

Canzone: Ghetto (Modena city ramblers)

Scava un po' d'amore nel ghetto
Tiralo fuori, dagli un'idea
Trova le parole giuste
Cercale dentro di te
Portale sulla strada
Puntale alla gola
C'è chi non muoverà un dito
E chi si prenderà gioco di te
C'è chi non muoverà un dito
E chi si prenderà gioco di te

Hanno acceso i fuochi lungo le frontiere
Nella notte buia torna l'urlo delle sirene
Scava un po' d'amore nel ghetto
Trovalo e portalo fuori dal buio
Scava un po' d'amore nel ghetto
Portalo fuori dagli un'idea

4. 1348: LA PESTE NERA E L’ACCUSA AGLI EBREI DI ESSERE «UNTORI».

VIDEO: PESTE)

(PRESENTATRICE) Con questo breve video che abbiamo visto siamo passati al Trecento, il XIV secolo. È un secolo buio di grande crisi, rappresentata emblematicamente dalla peste nera del 1348.

LETTORE 5 L’ondata di peste, arriva dalle lontane regione dell’Asia e viaggia su nove galee genovesi, che vengono cacciate dai porti dove approdano, quando ormai è troppo tardi. Probabilmente il focolaio di partenza è una località vicino al lago Bajkal in Asia centrale, nel paese di mongoli. La peste di qui raggiunse Samarcanda e poi, seguendo le rotte carovaniere, si diffuse tra le truppe di un principe mongolo, che stringeva d’assedio la colonia genovese di Caffa, in Crimea. Visto l’estendersi dell’epidemia fra le sue truppe interrompe l’assedio, ma prima di andarsene ordina di catapultare dentro la fortezza genovese, dei cadaveri di appestati, che contagiano i genovesi. E’ la più micidiale catastrofe della storia: un terzo della popolazione, per altri storici la percentuale è ancora più alta, cioè circa trenta milioni di persone su un totale di novanta milioni di europei, muore. L’epidemia che si sussegue a ondate cicliche inarrestabili, diventa un nuovo motivo di persecuzione degli ebrei, accusati di avvelenare i pozzi, di ungere i muri o i banchi nelle chiese, per diffondere il contagio, senza però essere loro stessi contagiati. La stessa calunnia si ripeterà durante la terribile peste del 1630-31, raccontata nei Promessi sposi, da Manzoni. Gli ebrei non potevano essere responsabili di diffondere il contagio, di essere untori, perché neppure loro sapevano quale fosse la causa dell’epidemia, nessuno lo sapeva, e inoltre anche loro, morivano di peste, come morivano gli altri.
Tuttavia, la calunnia che si diffonde in Germania, provoca massacri e costringe alla fuga molti di loro che giungono anche in Italia settentrionale in particolare nelle comunità di Venezia, Padova, Ferrara e Mantova. Il numero di ebrei che vivono nella nostra penisola sale a 50 mila su un totale di 11 milioni di persone.

5. 1492: L’ESPULSIONE DEGLI EBREI DALLA SPAGNA (BRANO MUSICALE)

LETTORE 6 Nel 1469 il principe ereditario di Aragona Ferdinando il cattolico, sposò Isabella, principessa ereditaria di Castiglia. Unendosi in matrimonio danno vita al Regno di Spagna, che da lì a breve, sarebbe diventato una superpotenza mondiale. Nel 1492, l’anno della scoperta dell’America, i due sovrani completarono la riconquista cattolica della Spagna, cacciando i Mori da Granata, e gli ebrei da tutto il regno. Questi per non essere espulsi dovevano farsi battezzare entro quattro mesi, oppure lasciare il Paese, rinunciando ai propri beni.
Quelli emigrati furono da 150.000 a 200.000. Quelli rimasti in Spagna, perché disposti a ricevere il battesimo, furono circa 50.000. Molti di questi conversos poi si pentirono, tornarono alle pratiche giudaiche; se scoperti però rischiavano l’incriminazione, la tortura e la morte sul rogo. Il 18 giugno del 1492 l’ordine di espulsione si estese anche alla Sicilia e alla Sardegna, appartenenti alla Spagna.
Usciti dalla Spagna gli ebrei, circa 120.000, andarono in Portogallo, ma nel 1497 il re Manuel I, li caccia anche dal Portogallo. La conquista spagnola del Regno di Napoli, nel 1504, segnò la fine delle numerosissime comunità ebraiche dell’Italia meridionale, anch’esse costrette a scegliere tra esilio e nascondimento nel marranesimo.
Queste espulsioni crearono un grave danno economico nei paesi che le attuarono, soprattutto in Spagna perche se ne andarono persone laboriose, validi artigiani, commercianti e manodopera specializzata.

William Shakespeare e Il Mercante di Venezia

PRESENTATRICE Nel Medioevo gli ebrei vivevano in quartieri chiamati ghetti, costruiti in molte grandi città europee. Il più antico è quello di Venezia, che sicuramente qualcuno di voi avrà visitato. Proprio a Venezia è ambientata una delle più celebri tragedie di Shakespeare, che ha tra i protagonisti il vecchio ebreo Shylock. Eccone in breve la storia

LETTORE Venezia 1596. Antonio, il mercante di Venezia, per aiutare l’amico del cuore Bassanio a corteggiare la bella Porzia, non disponendo, al momento dei contanti, si fa prestare, tremila ducati d’oro dall’ebreo Shylock, promettendo di restituirglieli entro tre mesi; se non ci riuscirà, Shylock, potrà prelevare dal corpo del mercante di Venezia, Antonio, a proprio piacimento, mezza libbra di carne, circa quattrocento cinquanta grammi. Gli affari per Antonio, sembrano andare male, le sue navi hanno fatto naufragio? Sylochk pensa che sia giunto il momento di realizzare la propria vendetta nei confronti di Antonio, dopo che per anni lo aveva danneggiato negli affari, e continuamente umiliato fino a sputargli addosso, trattandolo come un vile cane ebreo. Vediamo la famosa risposta di Shylock, alla domanda:

PRESENTATRICE “Shylock se Antonio non dovesse pagare, che te ne farai della sua libbra di carne?”

(MONOLOGO DI SHYLOCK recita Niccolò Fornelli V AR)

6. 1905: I POGROM NELL’EUROPA DELL’EST E IN RUSSIA (BRANO MUSICALE)

PRESENTATRICE Se la situazione degli ebrei Nell’Europa occidentale non era buona, ancora peggio se la passavano quelli dell’Europa orientale. Qui il processo di emancipazione degli ebrei non avvenne mai. In Russia venivano adottate misure restrittive per impedire loro di acquistare la terra e che frequentassero l’istruzione superiore.

LETTORE La persecuzione culminò in una serie di massacri collettivi chiamati pogrom, che iniziarono nel 1881 dopo l’attentato che costò la vita allo zar Alessandro II, e coinvolsero centinaia di villaggi e città. Uno dei pogrom più feroci avvenne nel 1906, dopo il fallimento della prima rivoluzione russa del 1905. Questo fu il risultato di una politica del governo. Per rendere più efficace la propaganda antiebraica si arrivò a fabbricar documenti falsi come I protocolli dei Savi anziani di Sion, del 1905, che pretendevano di svelare i particolari di un presunto complotto internazionale giudaico per la conquista del mondo. Il documento è completamente falso, scritto per ordine dei servizi segreti russi e utilizzato anche in seguito da Hitler, che ne ha fatto stampare e distribuire in Germania, un milione di copie. L’influenza di questo documento non ha ancora finito di seminare odio in giro per il mondo, e a fare bella mostra in numerosi siti internet antisemiti. Molte persone lo considerano ancora, dopo che da decenni ormai è stata accertata la sua falsità, autentico.

PRESENTATRICE Il VIDEO di LA7 Atlantide, I protocolli dei savi anziani di Sion, ci spiega in modo dettagliato la sua storia; il contesto culturale e politico in cui sono stati ideati e redatti, il contenuto e l’influenza dirompente che hanno avuto nella demonizzazione degli ebrei in Occidente, elemento ideologico essenziale per motivare l’azione di Hitler e la pianificazione della Shoah.

LETTORE Anche in Francia, alla fine dell’Ottocento il clima è pesante. La sconfitta contro i prussiani del 1870 segna la fine dell’imperatore Napoleone III. L’atmosfera generale è di grande sconforto e di aspre tensioni politiche interne: I francesi covano una grande voglia di rivincita. La pressione sugli ebrei si fa sentire sempre di più, come succede spesso in tempo di crisi. Vengono incolpati di ogni cosa e anche della grave crisi in atto. Il clamoroso caso giudiziario noto come caso Alfred Dreyfus del 1894 è rimasto nella storia come il più significativo di questo periodo e anticipatore di ciò che sarebbe successo di lì poco in tutta l’Europa.

PRESENTATRICE Il VIDEO di LA7 Atlantide, Il caso Dreyfus, ricostruisce in modo chiaro l’intricato caso giudiziario, che ha visto coinvolti in una cospirazione contro la verità, i più altri gradi dell’esercito e della politica francese. Dopo molta fatica e passando per delle sentenze che stupiscono per la loro grottesca paradossalità, si giunge finalmente al ripristino della giustizia, grazie anche alla discesa in campo del più grande scrittore dell’epoca Emilie Zola, che con un suo pesante atto d’accusa «j’accuse», scuote l’opinione pubblica francese, rivolgendosi in una lettera, pubblicata in prima pagina, al Presidente francese e facendo nomi e cognomi dei responsabili di questa atrocità giudiziaria.

7. 1938: LE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA (BRANO MUSICALE)

PRESENTATRICE Facciamo un salto di vari secoli e ci portiamo nel secolo scorso il Novecento. Parleremo dell’antiebraismo in epoca contemporanea in Europa e in Italia leggendo ancora una pagina tratta dal nostro libro di storia, Sistema storia, vol 5 p. 141)

LETTORE L’Italia e gli italiani non sono immuni dal contagio razzista e dalla piaga dell’antisemitismo. «Nel 1938, il regime fascista promulgò le leggi razziali contro gli ebrei, ad imitazione di quelle già introdotte in Germania nel 1935. queste leggi vietavano i matrimoni misti tra ebrei e non Ebrei, impedivano agli Ebrei di frequentare la scuola pubblica, di fare il servizio militare, di svolgere determinate professioni. In Italia però non esisteva una forte tradizione antisemita e queste discriminazioni suscitavano molte perplessità nell’opinione pubblica e la dura condanna della chiesa cattolica. Le leggi contro gli Ebrei, dunque, indebolirono il consenso degli Italiani verso il fascismo e prepararono la fine del regime» (Cfr. Sistema storia, vol 5 p. 141).

(VIDEO: Leggi razziali di Mussolini)

PRESENTATRICE Vediamo una scena del film La vita è bella di Roberto Benigni, dove si mostra in chiave ironica e grottesca l’esaltazione della pura razza italiana.
Benigni dichiarò: «La vita è bella mi è venuto fuori ma con emozione, tanto che mi ha fatto tremare tutta la costola del costato». Benigni si avvalse della consulenza di Shlomo Venezia, (che ascolteremo in seguito) sopravvissuto di Auschwitz, che a quei tempi era uno dei Sonderkommando, cioè quelle unità speciali che avevano il compito di estrarre i corpi dalle camere a gas e cremarli, in seguito tutti i Sonderkommando vennero uccisi per mantenere il segreto dell'Olocausto, Venezia è uno dei pochissimi sopravvissuti, se ne contano una dozzina nel mondo.
Il film uscì nelle sale cinematografiche italiane il 19 dicembre 1998 e fu un grandissimo successo, incassò ben 46 miliardi di lire, tanto che è il film che ha avuto più successo di spettatori in Italia.
Quando il film fu trasmesso in TV per la prima volta da Rai Uno il 22 ottobre del 2001, ebbe audience eccezionale, più di sedici milioni di telespettatori; in assoluto il dato d'ascolto più alto per un film trasmesso in TV. Il precedente record era di quattordici milioni e mezzo del film "Il nome della rosa del 1988.

VIDEO: la Vita è bella (La scena iniziale della sostituzione dell’ispettore scolastico e visita alla scuola)

PRESENTATRICE La realtà non era cosi rosea: vediamo ora un nuovo brano dal Film Il giardino dei Finzi Contini del 1970, di Vittorio De Sica, padre del celebre attore e regista Christian. Il Film è tratto dal famoso romanzo dallo stesso titolo, di Giorgio Bassani, che voi di quinta dovrebbero conoscere. Un passo del libro si trova anche nella nostra antologia. La scena riporta un dialogo fra un padre e un figlio, in realtà nel figlio si nasconde lo stesso Giorgio Bassani. Appartengono ad una famiglia ebraica di Ferrara, che deve subire le conseguenze delle leggi razziali. Il padre, interpretato dal famoso attore Romolo Valli, sebbene ebreo, è filo-fascista. Inizialmente minimizza e poi invece si rende conto invece dell’assurdità e ingiustizia dei provvedimenti adottati dal regime fascista.

(VIDEO: Il giardino dei Finzi-Contini)

(LETTORE 7) Le leggi razziali riguardano tutta l’Italia e non solo Ferrara. E a Treviso? Qui da noi che cosa succedeva? Aprite il libro di storia Sistema Storia vol. 5 pag 141 e ascoltiamo come quelle stesse disposizioni vengano applicate, nel Regio Istituto Tecnico Riccati di Treviso nel 1938. (Cfr Sistema storia, vol 5 p. 141) Si veda la Circolare del Preside professor Giovan Battista Cervellini del 1938. Il preside ordina ai suoi insegnanti di applicare nella didattica le direttive del ministro Bottai sul «problema razziale». Gli insegnanti aderirono, non tutti con lo stesso entusiasmo, però nessuno le contestò:

Preside, professor Giovan Battista Cervellini

(LETTORE) «Entro il 5 dicembre riferitemi entro quali limiti vi proponete di svolgere nelle rispettive classi la trattazione del problema razziale. (…) E’ naturale che il movimento (…) debba non solo essere diffuso nella scuola, ma nella scuola stessa trovare il suo organo più sensibile ed efficace. Nella nostra scuola il più elevato sviluppo mentale degli adolescenti, (…) consentirà di fissare i capisaldi della dottrina razzista, i suoi limiti e i suoi fini. la rivista «Difesa della razza», che del movimento razzista italiano è l’organo di maggiore importanza, dovrà perciò essere conosciuta, letta, divulgata e commentata da tutti».
Così rispondono alcuni insegnati:

Prof. A. A. Micheli, lettere italiane storia:

(LETTRICE) «(…) mi è gradito informarvi che nel mio insegnamento dell’italiano, (…) ebbi sempre cura e sempre l’avrò di mettere nella dovuta luce, ad ogni occasione (…) la netta superiorità della gente italica, romana e cristiana sulle altre stirpi e le altre fedi, (…).

Prof. Sobrero, scienze naturali e geografia:

(LETTORE) «Su tale argomento avrò occasione di parlare varie volte durante lo svolgimento dei programmi, trattando sia della grandi razze umane, sia del popolo italiano e degli indigeni dell’impero africano (…); esistenza, nel ramo europeo, di una razza italiana, nettamente differenziata nei suoi caratteri fisici e spirituali (…); nobiltà razziale del popolo italiano e suo giusto orgoglio di razza, la cui purezza va gelosamente difesa contro ibridismi e contaminazioni da parte di elementi razziali inferiori».

Più equilibrata la posizione del prof. Zorzi, Materie letterarie:

(LETTRICE) «Considero le razze come un fenomeno naturale, degnissimo di tutta l’attenzione anche sotto l’aspetto della sua protezione. Penso che ognuno nella convivenza degli uomini abbia una sua speciale finalità e il suo particolare apporto più o meno elevato. La razza indo-europea o ariana, nella nostra civiltà occidentale, è quella che ha avuto il compito più alto. (…) Considero mio compito, nell’insegnamento ai miei alunni, senza perdere di vista il contributo alla vita di tutte le altre genti, di mettere in particolare rilievo il contributo dell’itala gente (…)».

8. 1941: LA SOLUZIONE FINALE AL PROBLEMA EBRAICO (BRANO MUSICALE)

(LETTRICE) L’ondata più grave di antisemitismo si verificò come sappiamo col Nazismo di Hitler dove la persecuzione degli ebrei era diventata parte integrante del suo programma politico, anzi l’obiettivo che sta in cima alla lista della sua politica e scrupolosamente attuato. Pensate al Mein Kampf. Si comincia nel ’33 col boicottaggio dei negozi, si prosegui con le leggi razziali di Norimberga del ’35, con la notte dei cristalli del 38, dove si incendiano devastano migliaia di sinagoghe e negozi in tutta la Germania per culminare poi con la soluzione finale del ’41, scientificamente attuata negli anni successivi fino al gennaio 45’ quando i campi vengono aperti e liberati gli internati superstiti. Il 27 gennaio vennero liberati i prigionieri di Auschwitz. La giornata della memoria è stata fissata proprio in quel giorno: 27 gennaio
Alla fine della guerra sei milioni di ebrei, circa due terzi dell’intera popolazione ebraica europea, era stata soppressa nei campi di sterminio. Nel 1941, appena iniziata l’operazione Barbarossa, cioè l’invasione della Russia, il numero due del Reich, il maresciallo Hermann Goering, inviò una direttiva al capo dei servizi di sicurezza Reinhard Heydrich, incaricandolo di organizzare la soluzione finale della questione ebraica, (Endlösung der Judenfrage). Nel 1942 tenne una riunione segreta a Wannsee nei pressi di Berlino nella quale annunciava tutto ciò e si predisponeva il protocollo per la sua realizzazione.

PRESENTATRICE Ve lo ricordate Reinhard Heydrich, soprannominato il «boia di Praga», lo spietato pianificatore della soluzione finale, l’ariano perfetto, il figlio che Hitler avrebbe voluto avere? Alto, atletico, biondo con gli occhi azzurri, eccelleva in tutti gli sport e suonava il violino. Qualcuno sospettò e con fondamento, che nelle sue vene in realtà, scorresse un quarto di sangue «giudaico». Questo caso ci conferma il pregiudizio razzista non sta in piedi. Heydrich, era molto più «ariano» di tanti altri gerarchi di presunta purissima razza ariana come lo stesso Adolf Hitler, Hermann Goering, o Heinrich Himmler. Per non parlare di colui che era considerato la mente del nazionalsocialismo, Joseph Goebbels, che non era certamente biondo con gli occhi azzurri, ma piccolo, zoppo, deturpato a causa della poliomelite.

LETTRICE) Geobbels rappresenta fisicamente la caricatura dell’uomo di pura «razza ariana». Trasferitosi con la famiglia nel bunker di Berlino, con Hitler, nei momenti che precedono la completa disfatta che ne seguì, fu nominato suo successore. La moglie Magda, fedele all’idea nazionalsocialista fino all’ultimo, avvelenò i suoi sei bambini, sacrificandoli al fuhrer, l’unico essere che avesse veramente amato. Ad ognuno di loro infatti, in suo onore, aveva dato un nome che iniziava per H. La scena dei coniugi Goebbels, dai corpi carbonizzati e dei sei figli morti, vestiti di bianco, allineati accanto a loro, è rimasta nella nostra memoria a monito del tragico e macabro epilogo del Reich millenario.

PRESENTATRICE Ecco un breve video sulla sua tragica fine questo argomento
(VIDEO, RAITRE La grande storia - Tutti gli uomini di Hitler, Enigma, Amore e morte - 30,00 - 32,05 )

PRESENTATRICE Ascoltiamo una parte del discorso di Goebbels tenuto a Praga sulla questione ebraica, il 20 novembre del 1940.
«L’eliminazione totale dell’ebraismo dall’Europa non è una questione di morale, ma di sicurezza degli Stati. L’Ebreo agirà sempre in modo rispondente al suo essere e al suo istinto razziale; non può fare diversamente. Come la doridofera delle patate ne distrugge i raccolti. Perché questo è il suo imperativo, così l’ebreo distrugge gli Stati e i popoli. Per combatterlo c’è un solo mezzo, e cioè l’eliminazione radicale del pericolo»

LETTRICE) A partire dunque dal ’41 gli ebrei tedeschi furono costretti a portare ben visibile una stella di Davide gialla, nei mesi successivi iniziarono le deportazioni: ebrei di tutta Europa furono ammassati nei ghetti e poi trasferiti nei campi di concentramento, in particolare fra l’estate e l’autunno del ’42, i casi di resistenza furono rarissimi, nella seconda parte del nostro lavoro ne vedremo alcuni.
Il trasferimento nei campi di sterminio avveniva di solito in treno. La polizia pagava alle ferrovie di stato un biglietto di sola andata, di terza classe, per ciascun deportato: se il carico superava le mille persone, veniva applicata una tariffa collettiva pari alla metà di quella normale: erano treni con vagoni merci sprovvisti di tutto: niente cibo, niente acqua e prese d’aria: molti morivano durante il viaggio.
Le destinazioni più tristemente famose fra le tante furono Buchenwald, Dachau, Bergen – Belsen, Flossenburg (in Germania), Mathausen (in Austria Treblinka, Auschwitz –Birkenau (in Polonia) il più grande di tutti i campi, dove chiusero i loro occhi al mondo, più di un milione di persone. L’industria della morte del Reich produsse sei milioni di vittime fra gli ebrei, ma anche fra gli slavi, zingari, omosessuali, Testimoni di Geova e comunisti. I Testimoni di Geova furono, fra le confessioni religiose, quelli che, proporzionalmente, pagarono il prezzo più alto in vite umane. Infine solo ad Auschwitz, finirono atrocemente i loro giorni, trecentomila bambini.

PRESENTATRICE Concludiamo questa parte con un racconto
(VIDEO: testimonianza di Shlomo Venezia, tratta dal film di Mimmo Calopresti, Volevo solo vivere, 2005)

(FINE PRIMA PARTE)

Che cos'è un lager



Capitolo secondo: tentiamo qualche risposta

Che cos’è un Lager?- Canzone Lager di Francesco Guccini da Metropolis (1985)

PRESENTATRICE) Un lager. Cos'è un lager?

LETTRICE) E' una cosa nata in tempi tristi,
dove dopo passano i turisti
occhi increduli agli orrori visti

(PRESENTATRICE) Cos'è un lager?

(LETTRICE) E' una cosa come un monumento,
e il ricordo assieme agli anni è spento
non ce n'è mai stati, solo in quel momento,
l'uomo in fondo è buono, meno il nazi Infame!
Ma ce n'è, ma c'è chi li ha veduti,
o son balle di sopravvissuti?
illegali i testimoni muti,
non si facciano nemmen parlare!

Sono mille e mille occhiaie vuote,
sono mani magre abbarbicate al fili
son baracche e uffici, orari, timbri,
ruote, son routine e risa dietro a dei fucili
sono la paura l'unica emozione,
sono angoscia d'anni dove lì niente è tutto
sono una follia ed un'allucinazione
che la nostra noia sembra quasi un rutto
sono il lato buio della nostra mente,
sono un qualche cosa da dimenticare
sono eternità di risa di demente,
sono un manifesto che si può firmare.


PRESENTATRICE) E un lager. Cos'è un lager?

LETTRICE) Il fenomeno ci fu. E' finito!
Li commemoriamo, il resto è un mito!
l'hanno confermato ieri al mio partito,
chi lo afferma è un qualunquista cane.

PRESENTATRICE) Cos'è un lager?

LETTRICE) E' una cosa sporca, cosa dei padroni,
cosa vergognosa di certe nazioni
noi ammazziamo solo per motivi buoni,
Quando sono buoni? Sta a noi giudicare.

PRESENTATRICE) Cos'è un lager?

LETTRICE)
E' una fede certa e salverà la gente,
l'utopia che un giorno si farà presente
millenaria Idea, gran purga d'occidente,
chi si oppone è un giuda e lo dovrai schiacciare.

PRESENTATRICE) Cos'è un lager?

Son recinti e stalli di animali strani,
gambe che per anni fan gli stessi passi
esseri diversi, scarsamente umani,
cosa fra le cose, l'erba, i mitra i sassi
ironia per quella che chiamiam ragione,
sbagli ammessi solo sempre troppo dopo
prima sventolanti giustificazione,
una causa santa, un luminoso scopo
sono la consueta prassi del terrore,
sempre per qualcosa, sempre per la pace
sono un posto in cui spesso la gente muore,
sono un posto in cui, peggio, la gente nasce.


PRESENTATRICE) E un lager. Cos'è un lager?

LETTRICE) E' una cosa stata, cosa che sarà,
può essere in un ghetto, fabbrica, città
contro queste cose o chi non lo vorrà,
contro chi va contro o le difenderà
prima per chi perde e poi chi vincerà,
uno ne finisce ed uno sorgerà
sempre per il bene dell'umanità,
chi di voi kapò, chi vittima sarà
in un lager.

In Principio

Giornata della memoria 27 gennaio 2009

In principio (B'Resheet) Genesi cap 1 versetti 1-5


(Carlo) Il primo libro della Bibbia, la Genesi inizia con queste parole:

In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.

Canzone in (ebraico) B'Resheet (In principio) (Shyrona)

B'Resheet barà Elohim
In principio creò Dio
Et hashamayim v'et haaretz -
il cielo e la terra.
V'haaretz haiyta tohu vavohu -
Ora la terra era informe e deserta
V'choshech al pnei t'hom
e le tenebre ricoprivano l'abisso

V'ruach Elohim, -
e lo spirito di Dio
merachefet
aleggiava
Al pnei - hamayim
sulle acque

Va-yo-mer E-lo-him
Disse Dio
Yehi or vay'hi or!
«Sia la luce!» E fu la luce
Vayar Elohim et ha or ki tov
Vide Dio che la luce era cosa buona
Vayavdel Elohim bein haor
e separò Dio la luce
Uvein hachoshech.
dalle tenebre

V'ruach Elohim,
e lo spirito di Dio
merachefet (x3)
aleggiava
Al pnei hamayim
sulle acque


«Cosa faceva Dio prima di creare questo mondo?»

(LETTORE) I maestri rabbini che studiano da millenni, il primo libro della Bibbia, la Genesi, si domandano: «Cosa faceva Dio prima di creare questo mondo?»
«Creava mondi e li distruggeva», alla ricerca di un mondo che fosse buono in tutti i suoi aspetti.
Non era facile crearlo. L’Eterno stesso allude alle difficoltà della creazione rispondendo alle bestemmie di Giobbe. Sembra, sempre secondo questi maestri rabbini, che il nostro mondo sia il risultato del ventottesimo tentativo e che contemplandolo, l’Eterno, sia Benedetto il suo nome! Sospirando e detergendosi il divino sudore, abbia pronunciato le seguenti parole: (Halevay sheyaamod) «Speriamo che tenga!»
«Quest’idea che l’Eterno abbia preso il rischio della Creazione, tentandola più volte, è grandiosa ed è il titanico compendio della decisione di creare l’essere umano con tutte le sue debolezze, libero». (Moni Ovaida, l’Ebreo che ride, pag. 17)

La shoah e il cinema

Capitolo IV: La Shoah e il cinema


VIDEO e musica tempo 40 minuti
Lettura testo 15 minuti
Totale 55 minuti

(PRESENTATRICE) Il cinema appare la più veritiera delle arti, perché, riassumendo tutte le altre, dovrebbe rappresentare meglio la verità della Shoah, ma in realtà non è così. Il cinema è anche, finzione, distorsione, una pallida parvenza della realtà. Hollywood tuttavia ha tentato di raccontare la Shoah con esiti contraddittori. Steven Spielber, ci ha confermato proprio questo «Raccontare la Shoah è la cosa più difficile, se non impossibile. La Shoah è un’esperienza, indicibile, ineffabile, che oltrepassa ogni immaginazione, e quindi non è riproducibile in modo esauriente nei film. Solo i sopravissuti possono comprendere in modo profondo ciò che è veramente accaduto. Il produttore. Martin Starter aggiunge: «Non c’è modo di fare un film al termine del quale i sopravissuti possano dire: ecco bravo, era proprio così avete restituito bene l’orrore che abbiamo vissuto e la memoria è stata preservata. Questo è impossibile è meglio allora non provarci neanche, lasciar perdere?»
Noi pensiamo di no e perciò vi mostriamo alcuni esempi di film memorabili. Cominciamo con Il grande dittatore

Il grande dittatore di Charlie Chaplin (1940)

(LETTRICE) Il miglior film antinazista non è stato girato da Hollywood, ma dall’ebreo Charlie Chaplin nel 1940, ancora prima di Pearl Arbour e dell’intervento americano nella seconda guerra mondiale. Ne Il grande dittatore, Charlie Chaplin ebbe l’audacia di rappresentare Hitler e di condannare esplicitamente l’ideologia nazista, anche se non poteva ancora intuire la vastità della barbarie che avrebbe sconvolto tutta l’umanità. Nel grande dittatore abbiamo visto delle scene tanto geniali da rimanere per sempre nella nostra memoria collettiva (VIDEO 17,35 – 22,13)

Shoah di Lanzmann (1985)

(LETTRICE) Il film più completo su questo tema è sicuramente Shoah di Lanzamann. Ex partigiano ebreo, giornalista e collaboratore di del filosofo e scrittore Jean-Paul Sartre, Claude Lanzmann, dedicò dieci anni della sua vita alla realizzazione del film, uscito nel 1985. Si tratta di un’opera «monumentale», per la durata, di oltre nove ore e per l’eccezionale spessore intellettuale e artistico. Come ha scritto Simon de Beauvoir: «Né finzione, né documentario, Shoah realizza questa ri-creazione del passato con una sorprendente economia di mezzi. La grande arte di Lanzmann consiste nel far parlare i luoghi, resuscitarli attraverso le voci e, al di là delle parole, esprimere l’indicibile tramite i volti». Nel film non c’è nessuna immagine di repertorio, si vedono esclusivamente i visi dei sopravvissuti, dei carnefici e degli abitanti nei pressi dei Lager. Viaggiando dalla Germania alla Polonia, dalla Turchia alla Grecia, ricostruisce la geografia dello sterminio con un linguaggio cinematografico che oscilla tra il film-saggio e la poesia. Lanzmann è andato al cuore dell’atrocità e del dolore. Shoah ebbe per questo un’eco vastissima in tutto il mondo.

Il cinema e la resistenza al nazismo

(LETTRICE) Il cinema ha portato alla ribalta figure di uomini che hanno detto «Etsi omnes ego non», anche se tutti io no. Anche se tutti hanno piegato la testa aderendo al nazismo. io no. «Etsi omnes ego non» ricavato da un dialogo con Pietro del vangelo di Matteo, 26,33 «Anche se tutti si scandalizzassero di te io non mi scandalizzerò mai», è stato il motto di un gruppo di cristiani, appartenenti a varie confessioni religiose, cattolici. evangelici, protestanti, che hanno pagato con la tortura e la morte la loro resistenza. Non si sono rimangiati, come invece ha fatto Pietro, la parola data. (VIDEO La grande storia, La croce e la svastica inizio, i primi 4 minuti, la presentazione).
Lo stesso motto anche se tutti io no o noi no, possiamo estenderlo anche ad altri casi di resistenza al nazismo in Germania. Uno di questi, per esempio, è quello che racconteremo ora.

La rosa bianca (Sophie Scholl)

(PRESENTATRICE): Qualche luminosa eccezione dunque c’è stata, qualcuno ha detto «Etsi omnes ego non» e non si è piegato alla perversa logica della maggioranza. Guardiamo insieme! Chi sei? Chi siete? Che cosa avete fatto?»

LETTRICE) SOPHIE: «Siamo due fratelli. Io mi chiamo Sophie Scholl. è questo è mio fratello Hans. Siamo studenti universitari di Monaco. Io ho scelto filosofia. Nell’estate del 1942 e abbiamo fondato un circolo, attivo fino al febbraio 1943, la Weisse Rose, la Rosa Bianca. Cinque, studenti poco più che ventenni, e un professore. Volevamo mettere in guardia il popolo tedesco, parlare alla sua anima al suo onore, ed invitare alla resistenza passiva, come forma di risposta cristiana alla barbarie nazista. Abbiamo scritto e diffuso dei volantini, sei in tutto. Volevamo accendere una luce nelle tenebre. Noi sapevamo quello che stava succedendo nei campi di concentramento, come venivano uccisi col gas i bambini ritardati, sapevamo che la guerra era ormai persa e i nazionalsocialismo spacciato. Il sesto volantino, l’ho lanciato dalle scale dell’Università sopra gli studenti che stavano sotto. Era il 18 febbraio del 1943, l’ultimo giorno di lezione. Hans che cosa c’era scritto»

(LETTORE) HANS " Libertà e onore! Per dieci lunghi anni, Hitler e i suoi complici hanno spremuto, triturato e distorto fino alla nausea queste due magnifiche parole tedesche come possono fare solo dei dilettanti che gettano ai porci i valori più alti di una nazione. Cosa significava per loro libertà e onore, lo hanno sufficientemente dimostrato in dieci anni di distruzione di ogni libertà, materiale e spirituale, di ogni valore morale del popolo tedesco. L'orribile bagno di sangue e il massacro che, in nome della libertà e dell'onore, hanno causato in tutta Europa e che ogni giorno rinnovano, ha aperto gli occhi anche al più stupido tra i tedeschi. Il nome tedesco resterà infamato per sempre, se la gioventù tedesca alla fine non si solleverà, non si vendicherà, non espierà, non sgretolerà i suoi oppressori e non darà origine ad una nuova Europa dello spirito»
Studentesse! Studenti! Il popolo tedesco ci guarda! Come già nel 1813 per la distruzione del terrore napoleonico, così nel 1943 aspetta da noi la distruzione del terrore nazionalsocialista con la forza dello spirito. Ad oriente Beresina e Stalingrado sono in fiamme, i morti di Stalingrado ci implorano.

Purtroppo la nostra attività fu brutalmente stroncata. Siamo stati arrestati interrogati e poi, dopo soli cinque giorni Sophie fu condannata a morte da un tribunale del popolo e poi ... uccisa ... decapitata. Era il 23 febbraio 1943. La nostra protesta è stata soffocata, la luce spenta e i nostri appelli caduti nel vuoto. Nessuno ha colto la nostra indignazione.

PRESENTATRICE). Anche gli aderenti al circolo subirono la stessa sorte. La loro storia è diventata comunque famosissima. La piazza dove è situato l'atrio principale dell'Università Ludwig-Maximilian di Monaco è stata battezzata "Geschwister-Scholl-Platz" (piazza fratelli Scholl) in onore di Hans e Sophie Scholl. Nel 2005 è stato prodotto in Germania un film che narra gli accadimenti finali della vicenda dei partecipanti all'organizzazione clandestina, intitolato La Rosa Bianca - Sophie Scholl. Alla Rosa Bianca è anche intitolato l'Istituto di istruzione superiore di Cavalese in Trentino-Alto Adige.
Sophie Scholl è una studentessa, quasi nostra coetanea, dolce e forte. Vediamo in questa scena del Film La rosa bianca, girato sulla base dei verbali originali degli interrogatori venuti alla luce solo nel 1990 dagli archivi dell’ex Germania Est. Quasi tutte le parole del film sono quindi autentiche. Ogni movimento della macchina da presa, ogni piano è per lei, per la sua figura esile e tragica, portatrice sana, come Antigone, di amore fraterno e di coraggio civile. A incarnare il sacrificio di Sophie è il talento dell’attrice Julia Jentsch, sola davanti alla macchina da presa che lascia sullo sfondo bandiere e divise. Dentro resta soltanto il volto di una ragazzina che raggiunge la maturità nel tempo fugace di una canzone di Billie Holiday.

VIDEO dal FILM, La rosa Bianca, Interrogatorio di Sophie Scholl (1,01 -1,11,35- decapitazione 147,30-149,00)

Verso la fine della guerra gli alleati lanciarono sulle città tedesche migliaia di volantini con la firmato «Un volantino tedesco - Il manifesto degli studenti di Monaco».

I'm making believe (Ella Fritzgerald)

I'm making believe that you're in my arms though I know you're so far away
Making believe I'm talkin' to you, wish you could hear what I say
And here in the gloom of my lonely room we're dancing like we used to do
Making believe is just another way of dreaming, so till my dreams come true
I'll whisper "Good night", turn out the light, and kiss my pillow
Making believe it's you


Sto sperando che tu sia fra le mie braccia, anche se so che tu sei così lontano Sto sperando di parlare con te, desidero che tu possa sentire quello che dico
e qui nel buio della mia stanza di solitudine danziamo come noi eravamo soliti fare
Sto sperando che sia solo un altro modo per sognare, così fino a che i miei sogni diventino realtà Sospirerò “buona notte”, spegnerò la luce, e bacerò il mio cuscino
Sperando che sia tu


And here in the gloom of my lonely room we're dancing like we used to do
Making believe is just another way of dreamin', so till my dreams come true
I'll whisper "Good night", turn out the light, and kiss my pillow
Making believe it's you


E qui nel buio della mia stanza di solitudine danziamo come noi eravamo soliti fare Sto sperando che sia solo un altro modo per sognare, così fino a che i miei sogni diventino realtà Sospirerò “buona notte”, spegnerò la luce, e bacerò il mio cuscino Sperando che sia tu


Rosenstrasse (2003) Margarethe von Trotta.

(LETTORE) Un altro caso, anche se minore, di resistenza al nazismo, ha come protagoniste un gruppo di coraggiose donne berlinesi, donne ‘ariane’, mogli di uomini ebrei. Sono le donne di Rosenstrasse, la via nei pressi della quale si trovava la più grande sinagoga di Berlino. Nel marzo del 1943, si opposero per quindici giorni al regime nazista e riuscirono a spuntarla, impedendo che i loro familiari fossero deportati “verso est". Si raccolsero, una dopo l'altra, davanti all'edificio amministrativo della Comunità Ebraica dove erano rinchiusi i prigionieri: erano le stesse che avevano ricevuto ogni forma di pressione dal regime, per divorziare dai loro mariti ebrei.
Il film tedesco, del 2003 è diretto da Margarethe von Trotta. Vediamo una scena molto importante, nella quale le donne in via Rosenstrasse, gridando chiedono di poter riavere indietro i loro mariti. La loro azione come abbiamo accennato avrà, inaspettatamente, successo.
VIDEO Rosenstrasse 1,13,22-1,16,23)

Schindler’s list (1993) di Steven Spielberg

(PRESENTATRICE): La lista di Schindler rappresenta senz’altro uno dei film migliori di Steven Spielberg, aldilà della retorica del finale e di alcune concessioni allo spettacolo. La storia di un industriale tedesco che, sulle prime approfitta degli ebrei utilizzandoli come schiavi-operai per la sua azienda, poi sfruttò il favore di cui godeva presso i nazisti, per salvarne oltre un migliaio dalle camere a gas. E’ il percorso di redenzione di un peccatore e anche un dramma epico contro il nazismo narrato proprio da un tedesco, un nazista. L’abilità narrativa del regista eccelle soprattutto nelle scene dei rastrellamenti di ebrei, che hanno una forza documentaria non comune, e nelle sequenze ambientate all’interno dei campi di sterminio, dove viene delineata la «normalità mostruosa» di un giovane ufficiale delle SS. Vediamone alcune sequenze e il relativo commento dalla puntata di Giovanni Minoli, curatore della trasmissione La storia siamo noi, dove affronta il tema del Cinema di Hollywood e la Shoah, Con questo filmato concludiamo il nostro lavoro sulla giornata della memoria. (1,20,38 -1,34,36)

la cucina ebraica e le feste

La cucina ebraica: alimentazione e feste

Le regole della cucina ebraica


(PRESENTATRICE) Parleremo ora brevemente di un argomento che dovrebbe interessarci particolarmente: la cucina. Le caratteristiche di questa originale tradizione gastronomica non sono così tanto conosciute. Anche la cucina, così come ogni altra attività della vita umana, si ancora alla fede e alla legge. Che cos’ha di speciale rispetto alle altre tradizioni? Daremo uno sguardo in cucina per capire quali siano le norme alimentari fondamentali che debbono essere rispettate per mangiare in modo corretto, secondo la volontà di Dio. Siamo curiosi poi di conoscere qualche specialità, i piatti forti che si preparano in occasione di due famose feste ebraiche: lo Shabbat, il sabato e la festa principale del calendario ebraico, Pesah, la pasqua, caratterizzata dalla famosa cena, chiamata seder pasquale. Cominciamo dalle regole. Mangiare è un rito vero e proprio corredato da preghiere di benedizione iniziali e finali.

(LETTORE) Il fatto che gli ebrei da venti secoli vivano sparsi nel mondo spiega la varietà dei cibi nei vari paesi. La cucina ebraica deve seguire scrupolose regole religiose deve essere cioè kosher, giusta, corretta, buona. Ogni atto della vita quotidiana è sacro: anche il cucinare kosher è vivere nella legge e contribuisce alla santificazione dell’uomo, al rispetto del creato, degli altri uomini, degli animali e della natura.
La Bibbia indica le specie di animali permesse e quelli proibite. Sono permessi gli ovini, i caprini e i bovini. I volatili non devono essere né notturni né rapaci e i pesci devono avere pinne e squame. Proibiti sono per esempio gli insetti, tranne alcuni tipi di cavallette permesse solo in alcune zone. La regola più famosa è questa: È proibito mangiare il vitello cotto nel latte della madre. «Non si può cuocere la carne nel latte», cioè abbinare, mescolare la carne e il latte, la vita con la morte. Ci sono anche norme particolare per la macellazione e la preparazione delle carni degli animali puri. Devono essere animali senza difetti, macellati da persona specializzata, lo Shochet, autorizzata dal rabbino, devono provocare la morte istantanea dell’animale con un coltello affilatissimo, con un colpo preciso dalla trachea all’esofago, e far fuoriuscire tutto il sangue, perché la vita di ogni essere vivente è il sangue, «nel sangue sta la vita, perciò ho detto ai figli di Israele: Non mangerete il sangue di qualunque specie di carne». Levitico 17, 12-14.
Si dovrà inoltre eliminare il nervo sciatico della coscia, in osservanza del racconto della Genesi do-ve si racconta della lotta di Giacobbe-Israele con l’angelo, cioè con Dio stesso, che lo colpirà proprio alla coscia, prima di chiamarlo Israele. Giacobbe da quel combattimento ne uscì zoppicando. La carne ben risciacquata va messa sotto sale grosso, per non meno di venti minuti e non più di un’ora. Dopo la salatura, verrà lavata sotto acqua corrente per due o tre volte, per eliminare completamente il sangue, oppure mettendo la carne ad arrostire su di una graticola in modo tale che il sangue scoli in un recipiente sotto-stante.
Sono permessi quei formaggi cagliati con cagli di animali kosher o con caglio chimico. Viene considerato idoneo quel vino che è seguito dalla spremitura all’imbottigliamento. Sono proibiti tutti i vini usati per culti non ebraici, perché la mensa, la tavola ebraica è simbolo dell’altare. Mangiare è un rito vero e proprio corredato da preghiere di benedizione iniziali e finali.
Malgrado tutte le limitazioni, o forse proprio grazie ad esse, e all’attenzione con cui le donne ebree trattano il cibo, la cucina ebraica è tra le più varie e saporite del mondo. In ogni paese, entro i limiti della kasherut, essa si è adattata ai prodotti commerciali, pur mantenendo quelle usanze invariate nel tempo comuni a tutte le comunità ebraiche. Le vicende storiche e il senso religioso del cibo propri di questo popolo, lo hanno reso custode assoluto delle più antiche e rigide tradizioni che ben poco sono mutate nei secoli.

Alcune feste ebraiche

Lo Shabbat

(PRESENTATRICE) Entriamo in una casa israelita e vediamo come e cosa si prepara per lo Shabbat

(LETTORE) Lo «Shabbat», che significa letteralmente «lo smettere» o più banalmente «riposo», è simbolo di lode e di commemorazione del riposo del Signore e completamento della creazione. Dio, dopo aver creato, nel sesto giorno, l’uomo a sua immagine e somiglianza, nel settimo, «smette di lavorare», che non vuol dire che si riposi, perché Dio non ha bisogno di riposarsi. Lo Shabbat è una delle prescrizioni più importanti della tradizione ebraica ed assomiglia un po’ alla nostra domenica. La norma è tassativa: riposo assoluto. La casa cambia di aspetto come l’arredo e il vasellame, per significare la rigenerazione. Il giorno per gli ebrei comincia al tramonto e quindi il sabato comincia con l’accensione delle luci il venerdì sera, e finisce il giorno dopo, sabato sera, con l’apparizione della terza stella nel cielo. Secondo la tradizione, l’accensione della Menorah, il candelabro a sette braccia, a cura delle donne, avveniva soltanto dopo che era stata stesa sulla tavola una tovaglia bianca. Le candele restavano accese fino a quando non si spegnevano da sole. Per far durare più a lungo la fiamma si applicava allo stoppino un po’ di sale e olio.
Nella Misnah, la raccolta della legge orale ebraica, sono elencate 39 attività proibite in quel giorno, fra cui cuocere cibi, accendere e spegnere un fuoco, macellare, scannare gli animali e mettere sotto sale le carni, impastare la farina e accendere il fuoco. Inoltre non si potevano fare più di trecento passi. Occorreva quindi cucinare la sera prima, ed è per questo motivo che il giorno precedente veniva detto apparatio (si legge apparazio) cioè giorno dei preparativi.
Il piatto principale dei tre previsti dello Shabbat è lo hamin, la «minestra degli ebrei», nota anche col nome di adafina, cioè «cosa calda». Questa zuppa che contiene ingredienti di base, come le uova sode, i ceci e la carne, cui si possono aggiungere il cavolo o altri ortaggi, esala un aroma talmente particolare che a quel tempo si era costretti a camuffarlo, gettando una sardina sul fuoco o bruciando lana, o teste d’aglio davanti alla porta di casa.

(PRESENTATRICE) Ecco siamo arrivati alla festa più importante Pesah ossia la pasqua che tra l’altro ha dei punti di contatto con quella cristiana

(LETTORE) La festa più importante che celebra la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto è la pasqua comincia il quattordicesimo giorno di Nisan, corrispondente al nostro marzo-aprile, inizio della primavera, e dura otto giorni, durante i quali si ripercorrono i prodigiosi fatti dell’esodo e della miracolosa liberazione dagli egiziani. Dio stesso ha ordinato a tutto il popolo di ricordare questo fatto per sempre. Pesah significa «passare oltre» e fa riferimento all’angelo della morte che colpisce tutti i primogeniti d’Egitto, compreso quello del faraone, che «passa oltre», che non entra nelle case degli ebrei, contraddistinte dal segno del sangue sulle porte delle case.
Dio ordina di prendere un agnello nato nell’anno senza difetti, di ucciderlo e di offrirglielo, di mangiarlo in piedi, con la cintura ai fianchi e il bastone in mano, pronti a partire verso la libertà.
La festa di pasqua è caratterizzata da una grande cena, chiamata in ebraico Seder, che significa «ordine», presieduta dal capo famiglia. Assomiglia a una specie di liturgia familiare, dove si prega, si mangia secondo un «ordine prestabilito» e si canta. Il più giovane dei commensali, in modo rituale si rivolge al più vecchio, e gli chiede: «Perché facciamo questa festa?» Colui che presiede racconta tutta la storia degli ebrei e della loro memorabile liberazione dalla schiavitù dell’Egitto.

(PRESENTATRICE) Qual era il piatto forte della cena di Pe-sah?
(LETTORE) Durante la cerimonia, un piatto, detto piatto del Seder è parte centrale della cena. Il piatto del seder è di solito decorato, ed ha dipinti tutti i principali simboli di Pesah. Al centro sono poste tre forme di pane azzimo, senza lievito e senza sale per ricordare la concitata e precipitosa fuga dall'Egitto, non c’era tempo per aspettare che il lievito nuovo si formasse. Attorno, nell'ordine (in senso antiorario e - nella tradizione - partendo dall'ingrediente posto di fronte al capofamiglia) vi sono il karpas, solitamente un gambo di sedano che ricorda la corrispondenza della festività di Pesah con la primavera e la mietitura che, in epoca antica, era essa stessa occasione di festeggiamento; un piatto di maror o erbe amare (solitamente un'insalata amara, come la cicoria) che rappresenta la durezza della schiavitù; una zampa arrostita di capretto chiamata zeru'a che rappresenta l'offerta dell'agnello presso il Tempio di Gerusalemme in occasione delle feste di Pesach, Shavuot e Sukkot; un uovo sodo (beitza) in ricordo del lutto per la distruzione del Tempio, e infine una sorta di marmellata preparata con frutta secca, noccioline, e vino (e altri ingredienti dolci, secondo la tradizione familiare) chiamato "haroset" che rappresenta la malta usata dagli ebrei durante la schiavitù per la costruzione delle città di Pit'om e Ramses. Alcuni, specie nell'uso italiano, aggiungono una seconda insalata, più dolce, come la lattuga.
Nel corso del seder vi è obbligo di bere quattro bicchieri di vino, e termina di solito con canti tradizionali. Nella tradizione italiana, i canti sono in italiano, e si ricorda la storia del capretto, resa famosa da Angelo Branduardi in forma ridotta, con il titolo La fiera dell'est, è il conteggio, cantato, da uno a tredici. Uno è ovviamente Dio, tredici gli attributi divini. Due Tavole della Legge, tre Patriarchi, quattro Madri di Israele, cinque libri della Torah, sei libri della Mishanah, sette giorni della settimana, otto giorni della circoncisione, nove mesi di gravidanza, dieci Comandamenti, undici costellazioni (nell'accezione ebraica), dodici tribù.

Indice in due parti

IPSSAR «Giuseppe Maffioli» Castelfranco Veneto
Progetto Giornata della Memoria
(Classi quarte e quinte)


TITOLO “Il profumo della rosa bianca”
(EOEN - Etsi omnes ego non)



PRIMA PARTE (Letture- immagini - musica e video)

INTRODUZIONE:

1. Bereshit canzone (Shirona) (2,5 minuti)
2. Speriamo che tenga (1 minuto)
3. Presentazione del gruppo di lavoro (Presentatrice) (2 minuti)
4. Confronto fra stelle (prof Fuser) (3 minuti)
5. Il titolo: perché ricordare -La giornata della memoria (2 minuti)

COSA PENSANO GLI STUDENTI (Video intervista)

Che cos’è un ebreo? Ne hai mai incontrato uno? Che cos’è l’antisemitismo? Perché si celebra la giornata della memoria? Che cosa hai visto l’anno scorso? Che cos’è un lager? (VIDEO - 7 minuti)

RISPONDIAMO A TRE DOMANDE

1. LA PAROLA EBREO di Rosetta Loy (tre episodi)
2. DAL SECONDO LIBRO DEL FASCISTA
3. LA POSIZIONE DELLA CHIESA- La dichiarazione «Nostra aetate» n. 4 (tot 15 minuti)
4. LA GIORNATA DELLA MEMORIA (2 minuti)
5. CHE COS’E’ UN LAGER? (Canzone dialogata) (4 minuti)

L’IDENTITA' EBRAICA (Moni Ovaida) VIDEO (14 minuti )

LA CUCINA EBRAICA (15 minuti)

Le regole della cucina ebraica

Le feste
1. Shabbat
2. Pesah
3. Il piatto forte della festa






LA STORIA DELLA PERSECUZIONE IN OTTO TAPPE
(Letture immagini musica e video) (35 i testi 30 video )

1. 586 a.c. Distruzione del tempo di Gerusalemme (VIDEO
2. 70 d C. La diaspora segno Getto (Canzone)
3. 1215 Il concilio lateranense IV
4. 1348 La peste nera
5. 1492 La cacciata degli ebrei dalla Spagna (Shylock recita Niccolò Fornelli)
6. 1905 I pogrom in Russia
7. 1938 Le leggi razziali in Italia (VIDEO)
8. 1941 La soluzione finale e lo stermino (VIDEO)

Conclusione PRIMA PARTE: Brano musicale (Mozart Requiem)


SECONDA PARTE


LETTERATURA (Letture immagini musica e video) (Minuti 20 almeno)

1. Primo levi - Se questo è un uomo (5 minuti)
2. Anna Frank - Il diario (5 minuti)
3. Primo Levi – Se questo è un uomo – L’ultima razione 10 minuti)
4. Anne Michaels - In fuga (5 minuti)

LA SHOAH E IL CINEMA (ETSI OMMES EGO NON) (totale 55 minuti)

1. INTRODUZIONE SCHEDA (10 minuti)
2. Il grande dittatore (Video)
3. La resistenza al nazismo in Germania - La rosa Bianca (scheda 5 minuti (VIDEO 12 minuti)
4. La resistenza delle donne e madri: Rosenstrasse (VIDEO 5 minuti);
5. La resistenza delle chiese - Cattolica. Von Galen (Arcivescovo di Munster) (VIDEO 5 Minuti)
6. La Resistenza della chiesa protestante - Dietrich Bonhoeffer (teologo evangelico) TESTO 5 minuti)
7. Shindler’s list (Video 14 minuti)

CONCLUSIONE (Canzone) Barbra Streisand, Avinu Malkeinu

stelle a confronto

GIORNATA DELLA MEMORIA
Introduzione - Stelle a confronto: la stella di Davide -



Benvenuti a tutti voi che avete scelto di partecipare a questa attività legata alla Giornata della Memoria. Il mio compito, consiste nell’introdurre l’attività o spiegare il simbolo che abbiamo scelto come motivo ricorrente della presentazione che stiamo per mostrarvi. Si nota in modo evidente la stella di Davide, la stella gialla con la scritta jude cucita sui vestiti e ben in vista, come segno di riconoscimento di ogni ebreo, uomo donna, vecchio o bambino, dai sei anni in su.
E’ un simbolo fra i più importanti della tradizione ebraica: si riconosce infatti nella stessa bandiera dello stato d’Israele. Si scopre però che è un simbolo universale che è stato utilizzato anche nelle religioni orientali come il buddismo e induismo, rintracciato in Giappone e perfino in Egitto, è presente nella tradizione mistica ed esoterica, nell’islam e persino come motivo ornamentale in alcune chiese cristiane, come la Basilica di Santa Croce in Firenze. Si trova anche nello scudetto e nelle maglie di una squadra di calcio che conosciamo bene. Quale?
La stella a sei punte è un esagramma costituito da due triangoli equilateri, uno che ha la punta verso l’alto e l’altro verso il basso. Si tratta di un simbolo che pertanto trasporta molti significati: rappresenta, l’incontro fra Dio e l’uomo, l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, ciò che sta in alto e ciò che sta in basso, l’armonia della creazione, o l’incontro fra l’uomo e la donna. La stella a sei punte o lo scudo di Davide è un simbolo che è stato scelto dagli ebrei come segno di riconoscimento, perché deriva dal più importante dei loro re: Davide appunto. Si chiama così probabilmente perché la forma dello scudo del giovane Davide, era il risultato dell’incrocio dei due triangoli di metallo rivestiti di pelle. Ha un significato analogo alla croce dei cristiani.
Possiamo ipotizzare un confronto fra due stelle. Il simbolo nazista della svastica. rappresenta una stella: il sole. La svastica è un antichissimo simbolo, non è stato inventato dai nazisti, è una croce solare e si trovava diffuso in moltissime civiltà. La Svastica originariamente aveva il significato di fortuna, in sanscrito significa «ben fatto» ma che è diventato nelle mani del nazionalsocialismo di Hitler un simbolo, che ha terrorizzato il mondo, marchiando di sangue un’intera epoca e un intero secolo. Da simbolo ben augurante di immortalità si è trasformato nel più tragico segno di sventura e di morte. buon ascolto

Capitolo secondo Quale risposta

Capitolo secondo: Quale risposta?

La parola ebreo di Rosetta Loy

PRESENTARICE Rosetta Loy è nata a Roma nel 1931 da padre piemontese e madre romana, cattolica, è una delle più affermate scrittrici italiane, ha vinto il premio Viareggio e il Campiello. Nel 1997 ha scritto un libro intitolato La parola ebreo, dove ricorda la sua infanzia di bambina felice, appartenente ad una famiglia borghese di Roma, e il dramma della persecuzione dei propri vicini di casa ebrei: i Della Seta e i Levi. Ricorda in particolare le visite che la signora Della Seta le faceva quando era a letto malata. Poi gli eventi precipitarono, le leggi razziali, la guerra la deportazione e la scomparsa ad Auschiwtz. La domanda fondamentale che si pone è questa: «Come è stata possibile l’indifferenza di molti, di moltissimi, anche antifascisti, di fronte alla scomparsa dei propri vicini e amici ebrei? Nel libro, che non è soltanto autobiografico, l’autrice cerca di rispondere a questa domanda, ricostruendo in modo storicamente rigoroso le vicende storiche legate alle leggi razziali e all’atteggiamento, ritenuto reticente, della Chiesa e del papa di allora Pio XII, nei confronti della questione ebraica.
Ricordiamo due frammenti autobiografici di questo libro, il primo del 1936 quando evoca il primo contatto col mondo degli ebrei. Rosetta assiste guardando attraverso la finestra dei vicini al rito della circoncisione e non capisce nulla di quello che la sua governante tedesca Annamarie le dice in risposta. Le rimane però impressa nella memoria che gli ebrei siano in qualche modo diversi, così come viene testimoniato da questo breve passo:

LETTORE «Anche la signora Della Seta è ebrea. Abita accanto a noi: è vecchia, così almeno sembra a me. Quando sono malata viene a trovarmi, io ho la febbre e il mio corpo scompare nel grande letto matrimoniale in camera della mamma. La signora Della Seta ha i capelli grigi raccolti in una retina. Mi porta un regalo. È un cestino rivestito di raso azzurro dove un bambolotto di celluloide è tenuto fermo da elastici cuciti alla fodera, un altro elastico tiene fermo un minuscolo biberon con la punta rossa. Mi sembra un regalo bellissimo: appuntati ci sono anche delle mutandine e un golfino. Adoro la signora Della Seta, anche se è ebrea».

PRESENTARICE Il secondo incontro «significativo» con il mondo ebraico è rappresentato dall’apparizione di una bambina che Rosetta incontra nei Giardini di Valle Giulia, sempre a Roma, e con cui vorrebbe giocare: la bambina è bionda e porta al collo la stella di David. Tutto qui, ne è rimasta soltanto una fugace immagine nella memoria, poi lei è sparita senza lasciare traccia.

LETTORE Quando non vado all'asilo Annemarie mi porta a Valle Giulia in uno spiazzo isolato di fianco alla Galleria d'Arte Moderna. Sono sempre infagottata con la sciarpa e il basco di lana perché non sono robusta come mia sorella Teresa. A Valle Giulia non c'è quasi mai nessuno, ma intanto io non devo giocare con gli altri bambini altrimenti posso prendermi anche le loro malattie. Poco lontano dalle panchine c'è a volte un'altra bambina destinata come me alla solitudine che rimesta nella ghiaia con una paletta colorata, accovacciata sulle gambe. (...) Anche io mi piego sulle gambe e la guardo. È bionda e i capelli le scendono giù ondulati intorno al viso dalla pelle chiarissima. Mi piacerebbe avere la sua paletta. Al collo porta una stella d'oro. Annemarie mi chiama, parla con la governante di quella bambina: è una bambina ricchissima, dicono. Forse posso giocare con lei. Torno a guardarla mentre sposta la ghiaia, sono affascinata da quella stella che dondola al sole sprizzando scintille. Le chiedo se posso toccarla. No, mi risponde, non puoi. Non vuole che mi avvicini troppo. Mentre torniamo a casa parlo a Annemarie di quella stella. È la stella di Davide, mi risponde. Madre Gregoria ci ha mostrato la figura di Davide che lancia un sasso contro Golia. Quella bambina, mi spiega, invece della medaglietta con la Madonna o Gesù Bambino, al collo porta una stella a sei punte. Non l'ha detto, ma io non so perché, ho capito che quella bambina è ebrea. Subito penso alle forbici e al sangue. L'anno tagliato anche lei? chiedo. Cosa dici, tagliato cosa? Ha parlato in tedesco. Anche io devo parlare in tedesco altrimenti non mi risponderà più. Quella stella adesso mi sembra piena di mistero. Invidio quella bambina che la porta invece della mia insipida medaglietta.

PRESENTARICE Un episodio, però, rimane scolpito nella mente di Rosetta: quando la portinaia Elsa impedisce con toni molto duri a Giorgio Levi, un ragazzo ebreo vicino di casa dell'autrice e amico di giochi di suo fratello, di salire sull'ascensore con la bicicletta. Il fatto viene commentato durante la cena e il padre di Rosetta, pur disapprovando il comportamento della portinaia, afferma: «I Levi, bravissime persone, anche se ebree...». Ancora una volta, torna l'antico pregiudizio secondo cui gli ebrei sono certamente bravissime persone, ma restano pur sempre ebrei...

LETTORE Fino a quelle urla nell'androne: il contendere è l'ascensore. La portiera Elsa è appena sbucata dalla porticina ai piedi delle scale, e urla. Suo marito, Domenico, non c'è, la guardiola è vuota. Ha occhi azzurro scuro Elsa, limpidi e feroci, e si sta ancora asciugando nel grembiule le mani umide di bucato. Non l'ho mai sentita gridare così, la sua voce è acuta, aggressiva. Giorgio Levi è appena entrato reggendo la bicicletta e fermo sul pianerottolo aspetta l'ascensore. Lei gli urla che la bicicletta non può metterla nell'ascensore, e neanche nella guardiola o da qualsiasi altra parte, e ancora urla che comunque sarebbe meglio che l'ascensore, lui, non lo prendesse per niente, intanto perché non ne ha diritto, e poi perché glielo sporca sempre di fango. Senza parlare il ragazzo solleva allora la bicicletta e comincia faticosamente a salire le scale: vedo i suoi capelli ricci, i calzoni alla zuava. Elsa lo segue con lo sguardo finché non scompare, solo allora, rassicurata, se ne ritorna giù nel buio antro della sua casa con le finestre a pelo del marciapiede. Anche se portiera, lei è ariana, e quello un miserabile giudeo.
Io e Italia siamo rimaste inchiodiate sul pianerottolo e appena l'ascensore arriva, mi infilo dentro. Aspetto con ansia che Italia richiuda la porta e prema il bottone del nostro piano: il secondo. E mentre Italia mi slaccia il paltò con il viso vicinissimo al mio, mai il suo odore di pollo mi è sembrato più confortante, confortante e rassicurante la visione della sua pelle pallida e porosa. Un balsamo il cigolio lamentoso dell'ascensore che allontana la paura, la incolla alle spalle del "ragazzo dei Levi", e nel tonfo della porta che si richiude la intrappola dentro insieme alla bicicletta portata su, gradino dopo gradino.
Quando la sera raccontiamo a casa quello che è successo, papà si mostra indignato. La riprovazione per Elsa è aspra mentre compiange i Levi, "bravissime persone, anche se ebree...", costrette a subirne le prepotenze. Elsa non mi appare più come la solerte guardiana della nostra sicurezza ma come una delatrice che dal suo antro spia e controlla ogni gesto, ogni parola. L'indignazione di papà stinge poi sui fascistissimi inquilini del piano alto, quel giovanotto sempre in camicia nera, di sicuro un informatore dell'Ovra. Fino a coinvolgere con mio grande scandalo anche il Re, definito un "tanghero senza scrupoli".
Ma la notte un dubbio arriva a stringermi le budella: se i neonati vengono lasciati in un cesto fuori la porta, chi mi può assicurare che mi abbiano lasciato davanti alla porta giusta e non fossi destinata invece a quella subito accanto, la porta dei Della Seta? Dei Della Seta che sono ebrei, "anche se bravissime persone"? Come si fa a essere sicuri, veramente sicuri, che non ci sia stato uno sbaglio e solo per errore sono stata lasciata davanti alla porta con la targhetta di ottone appena bombata che Italia lucida ogni sabato pomeriggio, su cui splende il nome di papà?

Gli ebrei ne Il secondo libro del fascista

PRESENTARICE Il testo, interamente dedicato all'ideologia e alla legislazione razzista del regime, era rivolto agli studenti delle scuole elementari e medie. Esso seguiva la pubblicazione de II primo libro del fascista (1938) incentrato sulla figura di Mussolini, sulla «rivoluzione fascista» e sulle istituzioni e organizzazioni del regime. II secondo libro del fascista è stato paragonato ai testi di catechismo diffusi nelle parrocchie alla fine dell'Otto¬cento. Gli effetti di questa politica razzista sulla scuola italiana sarebbero stati gravi. Vediamo un breve questionario sulla questione ebraica

(2 LETTORI) D. Gli ebrei nati in Italia appartengono alla nostra razza?
R. No. Gli ebrei, ovunque siano nati, non appartengono alla razza ariana.
D. Gli ebrei di nazionalità straniera possono risiedere in Italia?
R. No.
D. hi è considerato ebreo?
R. E’ considerato ebreo chi è nato da genitori di razza ebraica, anche se professa una religione diversa, o se, essen¬do nato da un matrimonio misto, professa la religione ebraica, appartiene a una comunità israelitica, o fa manifestazioni di ebraismo. Quando uno dei genitori è ebreo e l'altro straniero, il figlio è considerato ebreo; anche il figlio di madre ebrea e di padre ignoto è considerato ebreo.
D. Gli ebrei possono essere iscritti al P.N.F.?
R. No.
D. Possono prestare servizio militare in pace e in guerra?
R. No.
D. Possono ricoprire cariche pubbliche?
R. No.
D. Possono esercitare pubbliche professioni?
R. No. È soltanto ammesso che il professionista ebreo dia la propria assistenza professionale ad altri ebrei.
D. I giovani ebrei possono essere ammessi nelle scuole pubbliche e private frequentate da alunni ariani?
R. No. Per gli alunni ebrei vi sono apposite scuole elementari e medie.
D. Possono gli ebrei insegnare nelle scuole pubbliche e private?
R. Gli ebrei possono insegnare soltanto nelle scuole elementari e medie per alunni ebrei.
D. È consentito agli ebrei il possesso di case e terreni?
R. Sì, purché il valore della proprietà non superi il limite fissato dalla legge.
D. Possono gli ebrei essere proprietari, gestori, direttori di aziende?
R. Sì, purché queste aziende non abbiano carattere di servizi pubblici, non interessino la difesa nazionale, e non occupino cento o più persone.
D. Possono gli ebrei essere impiegati negli uffici pubblici o di interesse pubblico?
R. No.
D. Possono gli ebrei tenere a servizio, in qualità di domestici, cittadini italiani di razza ariana?
R. No.
D. Possono gli ebrei praticare pubblicamente la loro religione? R. Sì.
D. Perché il Regime Fascista ha preso i provvedimenti riguardanti gli ebrei?
R. I provvedimenti razziali del Regime sono stati presi per tutelare la purezza del sangue italiano e dello spirito ita¬liano e per difendere lo Stato contro le congiure dell'ebraismo internazionale.
D. Quando cominciò l'azione fascista di difesa della razza?
R. Fin dalle sue origini il Fascismo fu un movimento di difesa della razza.
D. Quale è lo scopo essenziale della politica sociale del Fascismo?
R. Scopo essenziale della politica sociale del Fascismo è quello di rendere sempre più pura, forte e potente la razza italiana.
D. Che cosa fa il P.N.F. per la razza?
R. Tutta l'attività del Partito, attraverso le organizzazioni giovanili, femminili, sportive, culturali e dopolavoristiche è volta al raggiungimento di un supremo obiettivo il miglioramento fisico e spirituale della razza

(P.N.F., Il secondo libro del fascista, Mondadori, Verona-Roma, 1940)

Cristiani ed ebrei. La posizione della Chiesa nella Dichiarazione «Nostra aetate» n. 4

PRESENTARICE La posizione della Chiesa è precisata in una della Dichiarazioni del Concilio Ecumenico Vaticano II intitolata «Nostra Aetate» e riguarda il rapporto della Chiesa con le religioni non cristiane fra le quali la religione ebraica. Sintetizziamo in breve i punti salienti del numero 4, dove se ne parla. Si ricorda che l’ebraismo e il cristianesimo sono nati dalla stessa radice, dallo stesso Dio, possiamo dire dallo stesso utero.

PRESENTARICE: Si ricorda che
LETTORE «Si ricorda il legame spirituale dei cristiani con gli ebrei, stirpe di Abramo scelto da Dio, segno di benedizione di tutti i popoli della terra»; «che l’inizio della fede e della salvezza si trovano già, nei patriarchi, in Mosè e nei profeti»; «che tutti i cristiani, figli di Abramo secondo la fede, sono inclusi nella vocazione di questo patriarca e che la salvezza è misteriosamente prefigurata nell'esodo del popolo eletto dalla terra di schiavitù». «che dal popolo ebraico sono nati gli apostoli, fondamenta e colonne della Chiesa, e così quei moltissimi primi discepoli. Secondo l'Apostolo, Paolo gli Ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento».

PRESENTARICE: Si ricorda ancora che

LETTORE: «Si ricorda che quanto riguarda l’accusa di deicidio e ciò che è stato commesso durante la passione di Cristo, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo. Gli Ebrei non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura. Curino pertanto tutti che nella catechesi e nella predicazione della parola di Dio non si insegni alcunché che non sia conforme alla verità del Vangelo e dello Spirito di Cristo».

PRESENTARICE Si ricorda infine che

LETTORE «Si ricorda che la Chiesa inoltre, detesta tutte le persecuzioni contro qualsiasi uomo, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli Ebrei, e deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque»

Perché si celebra «La giornata della memoria»?

PRESENTARICE La ricorrenza del 27 gennaio, è stata istituita nel 2000 (e celebrata per al prima volta l'anno successivo) "in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti". Il testo della legge n. 177 del 31 luglio 2000 così recita:

LETTORE Art. 1 La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

LETTORE Art. 2 In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.

introduzione Elie Weisel

Elie Wiesel, tratto da La notte.


«Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai».

Programma V A e B R storia 2009

PROGRAMMA DI STORIA
Anno scolastico 2008 /2009
classe V A e B Ristorazione
Prof. Giampaolo Fuser

OBIETTIVI:

CONOSCENZE: conosce il linguaggio specifico della materia, conosce i contenuti essenziali dei vari moduli.
COMPETENZE: utilizza le conoscenze e competenze acquisite per comprendere i caratteri della storia settoriale; padroneggia gli strumenti concettuali che servono per organizzare temporalmente le conoscenze storiche più complesse; individua le molteplici modalità con le quali i fatti storici del settore si collegano con i fatti della storia politica, culturale e mentale.
CAPACITÀ: sa elaborare una relazione scritta utilizzando i programmi di videoscrittura; sa cogliere gli elementi essenziali delle fonti storiche e utilizzare un coerente metodo di studi; sa esprimere con chiarezza i contenuti essenziali della materia.

MODULO 1: L’ALBA DEL NOVECENTO

PROBLEMI INTRODUTTIVI:
Ripasso percorso storico dal Duecento al Seicento - Mappa concettuale del Settecento - Le rivoluzioni di fine secolo
LA SOCIETÀ DI MASSA: Il dibattito politico - nazionalismo, razzismo, irrazionalismo
L’ETÀ GIOLITTIANA: I caratteri generali - Il doppio volto di Giolitti - Tra successi e sconfitte - tempi: settembre ottobre

MODULO PLURIDISCIPLINARE 2: SULLA GIORNATA DELLA MEMORIA. IL PROFUMO DELLA ROSA BIANCA (EOEN - Etsi omnes ego non)

1. Introduzione:
Bereshit canzone (Shirona) - Speriamo che tenga - Presentazione del gruppo di lavoro - Confronto fra stelle - Il titolo: perché ricordare? - La giornata della memoria
2. Cosa pensano gli studenti? - Paolo Fantinato racconta del nonno Lino - Che cos’è un ebreo? Che cos’è l’antisemitismo? Perché si celebra la giornata della memoria? Che cos’è un lager?
3, Rispondiamo a tre domande: - La parola ebreo, di Rosetta Loy (tre episodi) - Dal secondo libro del fascista - La posizione della Chiesa nella dichiarazione «Nostra aetate» n. 4 - La Giornata della memoria - Che cos’è un lager? (Lager di Francesco Guccini - Canzone dialogata)
4. L’identità ebraica (Moni Ovaida) - VIDEO - La cucina ebraica
5. Le regole della cucina ebraica - Le feste Shabbat - Pesah - Il piatto forte della festa
6. La storia della persecuzione:
a) 586 a.c.: Distruzione del tempo di Gerusalemme
b) 70 d. C.: La diaspora il segno e il Ghetto (Canzone)
c) 1215: Il concilio lateranense IV - 1348: La peste nera
d) 1492: La cacciata degli ebrei dalla Spagna (Shakespeare, Il mercante di Venezia, il monologo di Shylock) -
e) 1905: I pogrom in Russia -
f) 1938: Le leggi razziali in Italia (VIDEO) -
g) 1941: La soluzione finale e lo stermino (VIDEO) - Canzone: Ani maanim (Moni Ovadia)
6. >La letteratura - Primo Levi, Se questo è un uomo - Anna Frank – da Il diario - Primo Levi, Se questo è un uomo - L’ultima razione - Anne Michaels - In fuga
7. La Shoah e il cinema (Etsi omnes ego non) - Introduzione - Charlie Chaplin, Il grande dittatore (VIDEO) - La resistenza al nazismo in Germania - La rosa Bianca (VIDEO) - La resistenza delle donne e madri: Rosenstrasse (VIDEO); - Shindler’s list (VIDEO) -
8. Conclusione: (Canzone) -
9. Verifica: rappresentazione per le classi quinte in occasione della giornata della memoria, 27 gennaio 2010.
tempi: dicembre-febbraio

MODULO 3: LA PRIMA GUERRA MONDIALE

LA PRIMA GUERRA MONDIALE: Le cause e l’inizio - l’Italia in guerra - La grande guerra - Le fasi - Il fronte italiano - I trattati di pace - Il bilancio
Approfondimenti: I canti di guerra (ascolto) - La vita in trincea (VIDEO La Grande Guerra, Caporetto e la Vittoria) -
LA RIVOLUZIONE RUSSA D’OTTOBRE: L’impero russo del XIX secolo - Socialismo e comunismo - Tre rivoluzioni - La nascita dell’URSS di Stalin
tempi: dicembre-febbraio

MODULO 4: LE DITTATURE

IL PRIMO DOPOGUERRA: I problemi - Il biennio rosso - Dittature, democrazie e nazionalismo
INTRODUZIONE - Schema generale prima metà del Novecento -
L’ITALIA FRA LE DUE GUERRE E IL FASCIMO: La crisi del dopoguerra - Il biennio rosso in Italia - La marcia su Roma - Dalla fase legalitaria alla dittatura - L’Italia fascista - L’Italia antifascista -
LA CRISI DEL 1929: Gli anni ruggenti - il «Big Crash» - Roosevelt e il «New Deal» -
GERMANIA FRA LE DUE GUERRE: IL NAZISMO - La repubblica di Weimar - Dalla crisi economica alla stabilità - La fine della Repubblica di Weimar - Il nazismo - Il terzo Reich - Economia e società -
APPROFONDIMENTI: (Hitler e i rapporti con l’occultismo - L’ideologia ariana - L’antisemitismo e la persecuzione degli ebrei - La rosa bianca - tempi: gennaio-marzo)

MODULO 5: LA SECONDA GUERRA MONDIALE

LA SECONDA GUERRA MONDIALE: Crisi e tensioni internazionali - La guerra civile in Spagna – Verso la guerra - 1939-40: «la guerra lampo» - La guerra mondiale - Il dominio nazista in Europa - 1942-43: La svolta - 1944-45 - La vittoria degli alleati - Dalla guerra totale ai progetti di pace - La guerra e la Resistenza in Italia dal 1943 al 1945
tempi: aprile-maggio

MODULO 6: IL SECONDO DOPOGUERRA E L’ITALIA REPUBBLICANA

LE ORIGINI DELLA GUERRA: Gli anni difficili del dopoguerra - La divisione del mondo - La grande competizione
LA DECOLONIZZAZIONE: Il processo di decolonizzazione - In Medio Oriente - In Asia - Nel Magheb – Nell’Africa nera
L’ITALIA DALLA FASE COSTITUENTE AL CENTRISMO: L’urgenza della ricostruzione - Dalla monarchia alla repubblica - Il centrismo
APPROFONDIMENTI: I partiti politici e la loro origine - La Chiesa nel XX secolo: I papi e il Concilio Ecumenico Vaticano II - tempi: prevalentemente tempi: aprile-maggio

MODULO 7: GUERRA FREDDA E L’ITALIA DEGLI ANNI DI PIOMBO

GUERRA FREDDA E DISTENSIONE: Il disgelo - La «nuova frontiera» - La guerra del Vietnam (1964-75) - Aree di tensione - Il precario equilibrio del terrore
L’ITALIA DAL «MIRACOLO ECONOMICO» AGLI ANNI DI PIOMBO: Il «miracolo economico» dal centro sinistra al Sessantotto - Gli anni di piombo - APPROFONDIMENTO - Le brigate rosse e il caso Moro - VIDEO 16 marzo 1978: Il caso Moro (La Storia siamo noi) -
tempi: maggio

STRUMENTI, METODI, MEZZI E VERIFICA

METODI: lezioni frontali - presentazioni PowerPoint - schemi alla lavagna, mappe concettuali - lettura, analisi e commento dei testi - esercitazioni per casa
MEZZI: Libro di testo, quaderno, videoproiettore, computer, filmati Istituto Luce e Rai Educational, La storia siamo noi, RAITRE La Grande Storia - CRITERI E STRUMENTI DI VALUTAZIONE ADOTTATI: prove strutturate e semi-strutturate, relazione scritta e orale, ricerche per casa, tesina multimediale.

Castelfranco, 15 maggio 2009
I rappresentanti di classe