sabato 2 gennaio 2010

La shoah e il cinema

Capitolo IV: La Shoah e il cinema


VIDEO e musica tempo 40 minuti
Lettura testo 15 minuti
Totale 55 minuti

(PRESENTATRICE) Il cinema appare la più veritiera delle arti, perché, riassumendo tutte le altre, dovrebbe rappresentare meglio la verità della Shoah, ma in realtà non è così. Il cinema è anche, finzione, distorsione, una pallida parvenza della realtà. Hollywood tuttavia ha tentato di raccontare la Shoah con esiti contraddittori. Steven Spielber, ci ha confermato proprio questo «Raccontare la Shoah è la cosa più difficile, se non impossibile. La Shoah è un’esperienza, indicibile, ineffabile, che oltrepassa ogni immaginazione, e quindi non è riproducibile in modo esauriente nei film. Solo i sopravissuti possono comprendere in modo profondo ciò che è veramente accaduto. Il produttore. Martin Starter aggiunge: «Non c’è modo di fare un film al termine del quale i sopravissuti possano dire: ecco bravo, era proprio così avete restituito bene l’orrore che abbiamo vissuto e la memoria è stata preservata. Questo è impossibile è meglio allora non provarci neanche, lasciar perdere?»
Noi pensiamo di no e perciò vi mostriamo alcuni esempi di film memorabili. Cominciamo con Il grande dittatore

Il grande dittatore di Charlie Chaplin (1940)

(LETTRICE) Il miglior film antinazista non è stato girato da Hollywood, ma dall’ebreo Charlie Chaplin nel 1940, ancora prima di Pearl Arbour e dell’intervento americano nella seconda guerra mondiale. Ne Il grande dittatore, Charlie Chaplin ebbe l’audacia di rappresentare Hitler e di condannare esplicitamente l’ideologia nazista, anche se non poteva ancora intuire la vastità della barbarie che avrebbe sconvolto tutta l’umanità. Nel grande dittatore abbiamo visto delle scene tanto geniali da rimanere per sempre nella nostra memoria collettiva (VIDEO 17,35 – 22,13)

Shoah di Lanzmann (1985)

(LETTRICE) Il film più completo su questo tema è sicuramente Shoah di Lanzamann. Ex partigiano ebreo, giornalista e collaboratore di del filosofo e scrittore Jean-Paul Sartre, Claude Lanzmann, dedicò dieci anni della sua vita alla realizzazione del film, uscito nel 1985. Si tratta di un’opera «monumentale», per la durata, di oltre nove ore e per l’eccezionale spessore intellettuale e artistico. Come ha scritto Simon de Beauvoir: «Né finzione, né documentario, Shoah realizza questa ri-creazione del passato con una sorprendente economia di mezzi. La grande arte di Lanzmann consiste nel far parlare i luoghi, resuscitarli attraverso le voci e, al di là delle parole, esprimere l’indicibile tramite i volti». Nel film non c’è nessuna immagine di repertorio, si vedono esclusivamente i visi dei sopravvissuti, dei carnefici e degli abitanti nei pressi dei Lager. Viaggiando dalla Germania alla Polonia, dalla Turchia alla Grecia, ricostruisce la geografia dello sterminio con un linguaggio cinematografico che oscilla tra il film-saggio e la poesia. Lanzmann è andato al cuore dell’atrocità e del dolore. Shoah ebbe per questo un’eco vastissima in tutto il mondo.

Il cinema e la resistenza al nazismo

(LETTRICE) Il cinema ha portato alla ribalta figure di uomini che hanno detto «Etsi omnes ego non», anche se tutti io no. Anche se tutti hanno piegato la testa aderendo al nazismo. io no. «Etsi omnes ego non» ricavato da un dialogo con Pietro del vangelo di Matteo, 26,33 «Anche se tutti si scandalizzassero di te io non mi scandalizzerò mai», è stato il motto di un gruppo di cristiani, appartenenti a varie confessioni religiose, cattolici. evangelici, protestanti, che hanno pagato con la tortura e la morte la loro resistenza. Non si sono rimangiati, come invece ha fatto Pietro, la parola data. (VIDEO La grande storia, La croce e la svastica inizio, i primi 4 minuti, la presentazione).
Lo stesso motto anche se tutti io no o noi no, possiamo estenderlo anche ad altri casi di resistenza al nazismo in Germania. Uno di questi, per esempio, è quello che racconteremo ora.

La rosa bianca (Sophie Scholl)

(PRESENTATRICE): Qualche luminosa eccezione dunque c’è stata, qualcuno ha detto «Etsi omnes ego non» e non si è piegato alla perversa logica della maggioranza. Guardiamo insieme! Chi sei? Chi siete? Che cosa avete fatto?»

LETTRICE) SOPHIE: «Siamo due fratelli. Io mi chiamo Sophie Scholl. è questo è mio fratello Hans. Siamo studenti universitari di Monaco. Io ho scelto filosofia. Nell’estate del 1942 e abbiamo fondato un circolo, attivo fino al febbraio 1943, la Weisse Rose, la Rosa Bianca. Cinque, studenti poco più che ventenni, e un professore. Volevamo mettere in guardia il popolo tedesco, parlare alla sua anima al suo onore, ed invitare alla resistenza passiva, come forma di risposta cristiana alla barbarie nazista. Abbiamo scritto e diffuso dei volantini, sei in tutto. Volevamo accendere una luce nelle tenebre. Noi sapevamo quello che stava succedendo nei campi di concentramento, come venivano uccisi col gas i bambini ritardati, sapevamo che la guerra era ormai persa e i nazionalsocialismo spacciato. Il sesto volantino, l’ho lanciato dalle scale dell’Università sopra gli studenti che stavano sotto. Era il 18 febbraio del 1943, l’ultimo giorno di lezione. Hans che cosa c’era scritto»

(LETTORE) HANS " Libertà e onore! Per dieci lunghi anni, Hitler e i suoi complici hanno spremuto, triturato e distorto fino alla nausea queste due magnifiche parole tedesche come possono fare solo dei dilettanti che gettano ai porci i valori più alti di una nazione. Cosa significava per loro libertà e onore, lo hanno sufficientemente dimostrato in dieci anni di distruzione di ogni libertà, materiale e spirituale, di ogni valore morale del popolo tedesco. L'orribile bagno di sangue e il massacro che, in nome della libertà e dell'onore, hanno causato in tutta Europa e che ogni giorno rinnovano, ha aperto gli occhi anche al più stupido tra i tedeschi. Il nome tedesco resterà infamato per sempre, se la gioventù tedesca alla fine non si solleverà, non si vendicherà, non espierà, non sgretolerà i suoi oppressori e non darà origine ad una nuova Europa dello spirito»
Studentesse! Studenti! Il popolo tedesco ci guarda! Come già nel 1813 per la distruzione del terrore napoleonico, così nel 1943 aspetta da noi la distruzione del terrore nazionalsocialista con la forza dello spirito. Ad oriente Beresina e Stalingrado sono in fiamme, i morti di Stalingrado ci implorano.

Purtroppo la nostra attività fu brutalmente stroncata. Siamo stati arrestati interrogati e poi, dopo soli cinque giorni Sophie fu condannata a morte da un tribunale del popolo e poi ... uccisa ... decapitata. Era il 23 febbraio 1943. La nostra protesta è stata soffocata, la luce spenta e i nostri appelli caduti nel vuoto. Nessuno ha colto la nostra indignazione.

PRESENTATRICE). Anche gli aderenti al circolo subirono la stessa sorte. La loro storia è diventata comunque famosissima. La piazza dove è situato l'atrio principale dell'Università Ludwig-Maximilian di Monaco è stata battezzata "Geschwister-Scholl-Platz" (piazza fratelli Scholl) in onore di Hans e Sophie Scholl. Nel 2005 è stato prodotto in Germania un film che narra gli accadimenti finali della vicenda dei partecipanti all'organizzazione clandestina, intitolato La Rosa Bianca - Sophie Scholl. Alla Rosa Bianca è anche intitolato l'Istituto di istruzione superiore di Cavalese in Trentino-Alto Adige.
Sophie Scholl è una studentessa, quasi nostra coetanea, dolce e forte. Vediamo in questa scena del Film La rosa bianca, girato sulla base dei verbali originali degli interrogatori venuti alla luce solo nel 1990 dagli archivi dell’ex Germania Est. Quasi tutte le parole del film sono quindi autentiche. Ogni movimento della macchina da presa, ogni piano è per lei, per la sua figura esile e tragica, portatrice sana, come Antigone, di amore fraterno e di coraggio civile. A incarnare il sacrificio di Sophie è il talento dell’attrice Julia Jentsch, sola davanti alla macchina da presa che lascia sullo sfondo bandiere e divise. Dentro resta soltanto il volto di una ragazzina che raggiunge la maturità nel tempo fugace di una canzone di Billie Holiday.

VIDEO dal FILM, La rosa Bianca, Interrogatorio di Sophie Scholl (1,01 -1,11,35- decapitazione 147,30-149,00)

Verso la fine della guerra gli alleati lanciarono sulle città tedesche migliaia di volantini con la firmato «Un volantino tedesco - Il manifesto degli studenti di Monaco».

I'm making believe (Ella Fritzgerald)

I'm making believe that you're in my arms though I know you're so far away
Making believe I'm talkin' to you, wish you could hear what I say
And here in the gloom of my lonely room we're dancing like we used to do
Making believe is just another way of dreaming, so till my dreams come true
I'll whisper "Good night", turn out the light, and kiss my pillow
Making believe it's you


Sto sperando che tu sia fra le mie braccia, anche se so che tu sei così lontano Sto sperando di parlare con te, desidero che tu possa sentire quello che dico
e qui nel buio della mia stanza di solitudine danziamo come noi eravamo soliti fare
Sto sperando che sia solo un altro modo per sognare, così fino a che i miei sogni diventino realtà Sospirerò “buona notte”, spegnerò la luce, e bacerò il mio cuscino
Sperando che sia tu


And here in the gloom of my lonely room we're dancing like we used to do
Making believe is just another way of dreamin', so till my dreams come true
I'll whisper "Good night", turn out the light, and kiss my pillow
Making believe it's you


E qui nel buio della mia stanza di solitudine danziamo come noi eravamo soliti fare Sto sperando che sia solo un altro modo per sognare, così fino a che i miei sogni diventino realtà Sospirerò “buona notte”, spegnerò la luce, e bacerò il mio cuscino Sperando che sia tu


Rosenstrasse (2003) Margarethe von Trotta.

(LETTORE) Un altro caso, anche se minore, di resistenza al nazismo, ha come protagoniste un gruppo di coraggiose donne berlinesi, donne ‘ariane’, mogli di uomini ebrei. Sono le donne di Rosenstrasse, la via nei pressi della quale si trovava la più grande sinagoga di Berlino. Nel marzo del 1943, si opposero per quindici giorni al regime nazista e riuscirono a spuntarla, impedendo che i loro familiari fossero deportati “verso est". Si raccolsero, una dopo l'altra, davanti all'edificio amministrativo della Comunità Ebraica dove erano rinchiusi i prigionieri: erano le stesse che avevano ricevuto ogni forma di pressione dal regime, per divorziare dai loro mariti ebrei.
Il film tedesco, del 2003 è diretto da Margarethe von Trotta. Vediamo una scena molto importante, nella quale le donne in via Rosenstrasse, gridando chiedono di poter riavere indietro i loro mariti. La loro azione come abbiamo accennato avrà, inaspettatamente, successo.
VIDEO Rosenstrasse 1,13,22-1,16,23)

Schindler’s list (1993) di Steven Spielberg

(PRESENTATRICE): La lista di Schindler rappresenta senz’altro uno dei film migliori di Steven Spielberg, aldilà della retorica del finale e di alcune concessioni allo spettacolo. La storia di un industriale tedesco che, sulle prime approfitta degli ebrei utilizzandoli come schiavi-operai per la sua azienda, poi sfruttò il favore di cui godeva presso i nazisti, per salvarne oltre un migliaio dalle camere a gas. E’ il percorso di redenzione di un peccatore e anche un dramma epico contro il nazismo narrato proprio da un tedesco, un nazista. L’abilità narrativa del regista eccelle soprattutto nelle scene dei rastrellamenti di ebrei, che hanno una forza documentaria non comune, e nelle sequenze ambientate all’interno dei campi di sterminio, dove viene delineata la «normalità mostruosa» di un giovane ufficiale delle SS. Vediamone alcune sequenze e il relativo commento dalla puntata di Giovanni Minoli, curatore della trasmissione La storia siamo noi, dove affronta il tema del Cinema di Hollywood e la Shoah, Con questo filmato concludiamo il nostro lavoro sulla giornata della memoria. (1,20,38 -1,34,36)

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