domenica 3 gennaio 2010

Myricae - Novembre

Myricae - Novembre


Questa bellissima lirica è una delle più suggestive della raccolta Myricae. Pubblicata per la prima volta sulla rivista fiorentina “Vita Nuova” nel 1891, mette in risalto l’inganno dei sensi prodotto da una luminosa giornata di Novembre. Qui non c’è la nebbia che avvolge le cose nel suo mistero. ma un cielo limpido e un sole chiaro. Pare di essere in primavera e, istintivamente, si cercano con gli occhi
“gli albicocchi in fiore”
mentre si ha l’impressione di sentire il profumo del biancospino. E’ solo un’illusione: non è arrivata la primavera, ma siamo in autunno avanzato e perciò il pruno è secco e le piante intrecciano sullo sfondo chiaro e sereno del cielo, i rami spogli. Non ci sono nell’aria guizzi di rondini, non ci sono cinguettii festosi, non morbidi prati, ma un cielo vuoto e un terreno gelido e infecondo che risuono sotto i passi del viandante. Intorno c’è silenzio profondo, in cui si avverte appena il fruscio lontano di foglie scrollate dal vento: è l’estate di San Martino; pochi giorni di sole e poi l’inverno: una breve illusione che svanisce in un cupo presagio di morte
Metro tre strofe saffiche formate ognuna di tre endecasillabi e di un quinaria a rima alternata secondo lo schema( ABAb CDCd EFEf)

Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l'estate,
fredda, dei morti.


Parafrasi e commento

Gemmea l’aria, il sole così chiaro
Che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore


Note. Che tu ricerchi ... gli albicocchi: testimonia la tendenza pascoliana (teorizzata nel Fanciullino) a indicare le piante col loro nome specifico (contro il generico e inespressivo albero della tradizione letteraria). Prunalbo: biancospinonel cuore: in sinestesia con odorino (l’odore in relazione con un sentimento, come nel San Martino del Carducci:
va l’aspro odor dei vini /1’anime a rallegrar)


Parafrasi Gemmea l’aria, (l’aria è limpida come una gemma. Nelle due proposizioni di questo verso è omesso la è copulativa, non c’è la è con effetti di rapida impressione. Invece di scrivere L’aria è gemmea e il solo è così chiaro)em> il sole (cielo) così chiaro che tu ricerchi gli albicocchi in fiore, (tu è impersonale tu chiunque tu sia volgi intorno lo sguardo cercando gli albicocchi, piante che fanno le albicocche, fioriti come nella bella stagione della primavera. La frase «che tu ricerchi» equivale a «che si ricercano»~ ma il rapporto con l’interlocutore, con un tu dà più forza a questa iperbolica ricerca di primavera. Usa la parola specifica «albicocchi», che indica la natura degli alberi che ha di fronte, confermando questa tendenza a nominare in modo preciso delle cose) e senti nel cuore l’odorino amaro del prunalbo (senti non con l’olfatto perché l’odore oggettivamente non c’è e quindi non si può sentire, ma quest’odore lo senti nel cuore come una traccia dei ricordi, odorino amaro è una sinestesia tra gusto e olfatto). L’odore in relazione con un sentimento, come nel San Martino del Carducci:
va l’aspro odor dei vini /1’anime a rallegrar.
Si veda anche la grande importanza degli odori nel decadentismo in Baudelaire e in O. Wilde)

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno


Ma (ma non è così come sembra. Si oppone all’illusione la realtà) il pruno,(anche qui c’è la nominazione specifica delle cose) è secco e le piante stecchite segnano il sereno, di nere trame (notate l’inversione sintattica l’uso non ordinario delle parole: le piante aride, senza gemme stecchite morte, se si guardano dal basso verso l’alto segnano il cielo sereno con l’intricata trama dei loro rami neri morti) e vuoto il cielo,
(il cielo è vuoto, perché non ci sono voli di rondini o di uccelli) e il terreno sembra cavo (vuoto, morto. rimbombante)
al piè sonante (sonante può essere considerato uno zeugma perché aggioga i due termini piè e terreno, aggettivo può essere applicato al piè e al terreno)

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l’estate,
fredda, dei morti.


Silenzio, intorno: (intorno: frase, anche questa, ellittica, manca qualcosa, ma il «c’è» per condensare l’impressione), solo odi (anche qui nel senso di «si ode») lontano, alle ventate ( quando soffia forte il vento) un cader fragile di foglie (un cadere di foglie fragili, fragile viene appliacato al cadere e non alle foglie che effettivamente sono fragili d’autunno. Si veda l’allitterazione della effe) da giardini ed orti. (serie fonosimbolica - foglie, fragile, fredda) che contribuisce alle connotazioni di secchezza. precarietà, morte di questi ultimi versi) È l’estate, fredda, dei morti. (la cosiddetta estate di San Martino. che cade 1’11 novembre, quindi dopo la festività dei Defunti)

Nessun commento:

Posta un commento