domenica 3 gennaio 2010

Giovanni Pascoli Canti di Castelvecchio

Nebbia

Premessa

Rifìutando ogni compromissione con ciò che è «lontano» (con le sue suggestioni di morte e di pianto e coi suoi paurosi richiami), l’orizzonte delle certezze viene a coincidere con la siepe che recinge la piccola proprietà. Così la nebbia, qui implorata, simboleggia la protezione del privato, dell’egoistica sopravvivenza fra le cose care. A questa visione «piccolo-borghese» il Pascoli offre un riscontro nella sua poetica Il fanciullino:
«A volte, non ravvisando essi [i poeti] nulla di luminoso e di bello nelle cose che li circondano, si chiudono a sognare e a cercare lontano. Ma pur nelle cose vicine era quello che cercavano, e non avervelo trovato, fu difetto, non di poesia nelle cose, ma di vista negli occhi».

METRO Strofe di sei versi ciascuno: nell’ordine, tre novenari, un ternario, un novenario, un senario. Schema: ABCBCA, ADEDEA, ecc- (A si ripete in ogni strofa).

Il testo

Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
su l’alba,
da’ lampi notturni e da’ crolli
d’aeree frane!

Nascondi le cose lontane,
nascondimi quello ch’è morto!
Ch’io veda soltanto la siepe
dell’orto,
la mura ch’ha piene le crepe
di valerïane.

Nascondi le cose lontane:
le cose son ebbre di pianto!
Ch’io veda i due peschi, i due meli,
soltanto,
che dànno i soavi lor mieli
pel nero mio pane.

Nascondi le cose lontane
che vogliono ch’ami e che vada!
Ch’io veda là solo quel bianco
di strada,
che un giorno ho da fare tra stanco
don don di campane...

Nascondi le cose lontane,
nascondile, involale al volo
del cuore! Ch’io veda il cipresso
là, solo,
qui, solo quest’orto, cui presso
sonnecchia il mio cane.


a) Note e parafrasi

Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
su l’alba,
da’ lampi notturni e da’ crolli
d’aeree frane!


1. Nascondi le cose lontane che vogliono ch’ami e che vada!
2. tu nebbia...: il verso rende imitativamente la vischiosità con suoni labiali sordi e sonori (...neBBia mPalPaBile e scialBa)
3. fumo: (metafora) simile a fumo
4. rampolli: ti generi, scaturisci (con idea li continuità). La nebbia sembra continuamente prodursi da residui di temporali notturni
5. crolli d’aeree frane: fragori di tempesta paragonati a un cadere fragoroso e prolungato di materia. Anche qui si nota il fonosimbolismo (cRolli d’aeRee fRane)

Tu nebbia impalpabile e scialba nascondi le cose lontane, tu nebbia come il fumo che stai ancora aggrappandoti, sul cielo dell’alba, venuta da residui di temporali notturni e da crolli di frane dell’aria, che lascino quindi come del fumo della polvere dopo il loro crollo

Nascondi le cose lontane,
nascondi quello ch’è morto!
Ch’io veda soltanto la siepe
Dell’orto,
la mura ch’ha piene le crepe
di valeriane.


1. quello ch’è morto!: in morto non è solo l’idea di «passato, concluso», ma anche l’idea di qualcosa che richiama a pensieri, funebri
2. la mura: il muro di cinta (è voce garfagnigna)
3. valenane: pianta erbacea medicinale con proprietà sedative Tu sempre riferito alla nebbia.

Nascondi le cose lontane, nascondi le persone che sono morte , il cimitero, oppure il mio passato! fa che io possa vedere soltanto la siepe dell’orto, che possa vedere vicino e quindi vicino, di occuparmi solo di cose mie e le mure che sono piene di screpolature create dalla pianta di valeriana-

Nascondi le cose lontane:
le cose son ebbre di pianto!
Ch’io veda i due peschi, i due meli,
soltanto,
che dànno i soavi lor mieli
pel nero mio pane.


1. le cose...: la realtà, il mondo che ci circonda è turbato, sconvolto dal pianto. Il verso sembra alludere alla lacrimae rerum virgiliane, alla concezione di un dolore connaturato alla realtà
2. i soavi lor mieli: i loro dolci frutti –
3. nero mio pane: allusione a un tenore di vita povero

Nascondi tu nebbia le cose lontane; le cose sono ubriache di pianto! Che io, possa vedere soltanto i due peschi nel cortile e i due meli soltanto, che offrono il loro zucchero con il quale si fa la marmellata o il miele di frutta, addolcendo il mio, povero umile pane nero, come quello consumato dai contadini o persone povere

Nascondi le cose lontane
che vogliono ch’ami e che vada!
Ch’io veda là solo quel bianco
di strada,
che un giorno ho da fare tra stanco
don don di campane...


1. che vogliono...: che vogliono che io vada, rispondendo al richiamo degli affetti.
2. quel bianco di strada: quel tratto bianco di strada
3. Stanco: esprime il languore e la malinconia dei rintocchi della campana a morto

Tu nebbia nascondi le cose lontane, che mi lusingano e mi attraggono affinché io esca dal mio guscio, che io veda invece solo quel tratto di strada bianca che mi conduce via per sempre, che un giorno dovrò percorrere quando sarò morto, fra un stando e lento suono di campane

Nascondi le cose lontane,
nascondile, involale al volo
del cuore!
Ch’io veda il cipresso
Là, solo,
qui, solo quest’orto, cui presso
sonnecchia il mio cane.


1. involale al volo del cuore: toglile, occultale allo slancio dell’animo che vorrebbe raggiungerle (evidente l’allitterazione in VoLaLe al VoLo)
2. .solo: solitario (aggettivo che con gli avverbi solo. soltanto connota l’idea di «limitazione esclusiva»).

Tu nebbia nascondi le cose lontane nascondile sottraile al desiderio del cuore che invece vorrebbe volare via. Che io veda soltanto il cipresso solitario, presso al quale sonnecchia il mio cane

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