venerdì 1 gennaio 2010

2. L'udito

L’Udito – il canto degli alberi






Mario Rigoni Stern – Arboreto selvatico - Ascoltare gli alberi
Introduzione.

«Mario Rigoni Stern nel suo libro, Arboreto selvatico, mette in relazione gli alberi con la musica. Abbatterli è un vero e proprio delitto». Mauro Corona ha addirittura conosciuto qualcuno che li ha sentiti cantare»

Il contributo di Mario Rigoni Stern all’ARMIR

Sul fronte orientale, lo scontro tra Russia e tedeschi diventava molto più lungo e difficile di quanto avesse previsto Hitler.
Nel giugno 1942 la Germania lanciò un’ offensiva con l’obbiettivo di conquistare le regioni del Caucaso, ricche di petrolio. All’impresa parteciparono anche 230000 soldati italiani dell’ARMIR (armata italiana in Russia), inviati da Mussolini per rafforzare il corpo di spedizione italiana in Russia (CSIR) già costituito all’inizio della campagna di Russia. Era un contingente male equipaggiato e privo di armi adeguate, che andò incontro a una delle più grandi tragedie della II guerra mondiale.
Hitler ordinò la resistenza ad oltranza, ma nel febbraio 1943 i sovietici costrinsero i tedeschi alla resa.
L’armata tedesca e quella italiana si ritirarono disordinatamente, lasciando nel ghiaccio o nei campi di prigionia russi centinaia di migliaia di uomini.
A Stalingrado i tedeschi subirono la più grande sconfitta dall’inizio della guerra, una sconfitta che mostrò chiaramente come le sorti del conflitto si fossero ormai capovolte.

Cechov, nel 1888, scriveva: «Chi conosce la scienza sente che un pezzo di musica e un albero hanno qualcosa in comune, che l'uno e l'altro sono creati da leggi egualmente logiche e semplici». (...)
Un giorno ritornando dalla passeggiata mattutina e passando vicino a una contrada, con disgusto il mio sguardo era andato a posarsi su due frassini e un sorbo ai quali qualche violento imbecille aveva spezzato le cime. (...) Ma chi poteva essere stato? (...) Ero amareggiato e andando verso casa pensavo a un articolo letto su un giornale e che aveva per titolo: «Uccise un albero, all'ergastolo». Era per una quercia secolare sacra a certe tribù indiane ma anche nota come «La quercia del trattato di Austin» perché‚ alla sua ombra era stato firmato l'accordo per l'annessione del Texas agli Stati Uniti e per gli americani era simbolo di storia concreta e viva. Forse l'ergastolo richiesto per un uomo colpevole di aver ferito gravemente un albero storico era una condanna troppo severa, ma dieci anni di lavori silvocolturali, pensavo, ci starebbero bene. Anticamente, per chi profanava un bosco sacro in certi casi c'era la pena di morte perché‚ dagli alberi erano nati gli dei e gli uomini...»


Mauro Corona, Il giorno dei boschi che cantano

Una volta, quando ero bambino, esisteva la Festa degli Alberi. Molto tempo fa le piante parlavano e cantavano, mentre gli uomini erano muti. Poi le cose si invertirono, gli uomini sbraitarono e le piante cantarono in silenzio. Almeno così diceva mio nonno, che un giorno mi raccontò una storia. Nel 1672 passò da queste parti un giovane che si chiamava Antonio Stradivari. Aveva all'incirca 25 anni.
Cercava un'essenza che vibrasse bene per costruire i suoi violini. L'anno prima aveva girato dappertutto, dai boschi del Cansiglio a quelli dell'Ampezzo, fino alle selve della Val Zoldana e del Cadore. Ma i violini non suonavano come avrebbe voluto. A Erto fece amicizia con un vecchio che di legni se ne intendeva. Il liutaio era al corrente della sua fama e lo aveva cercato apposta. Si chiamava Albino Corona, detto Binu't delle E'us (voci) perché conosceva le voci degli alberi e riusciva a trasferirle nel suono dei flauti d'acero che costruiva. I due parlarono a lungo e per diversi giorni. Poi il liutaio di Cremona confidò a Binu't il suo cruccio. «Non riesco a far suonare i violini come vorrei». Il vecchio ertano caricò la pipa e lentamente rispose: «Deve tagliare l'albero quando il bosco canta. E c'e' un solo giorno, una sola ora e una sola luna nell'arco di un anno in cui gli alberi si mettono a cantare». Stradivari si fece attento e, dopo qualche insistenza, ottenne dal vecchio Binu't la dritta che lo rese celebre nel mondo. Si tratta di tagliare la pianta in un giorno di maggio, a una data ora e sotto l'influsso di una certa luna, ma quali siano nessuno mai lo saprà, giacché sia Binu't che Stradivari si sono portati il segreto nella tomba. Erano i legni di quel giorno, di quell'ora e di quella luna che davano il suono inimitabile agli strumenti del grande liutaio cremonese e non la vernice misteriosa come si e' sempre creduto. Lo prova il fatto che la vernice di uno Stradivari e' stata studiata, analizzata, messa a nudo e riprodotta tale e quale da fior di chimici, ma i violini sui quali e' stata applicata non suonano come gli antichi predecessori. Così, grazie alla generosità' di Binu't, Stradivari resterà per sempre nella storia della liuteria mondiale. Binu't delle E'us invece e' scomparso nell'obli'o assieme ai suoi flauti, tranne uno, l'ultimo, miracolosamente finito nelle mie mani.
(...) Vi siete mai trovati a passeggiare in un bosco di notte? Inconsciamente i sensi si dilatano e vi accorgete per la prima volta di sentire rumori di cui forse in altre situazioni non vi sareste accorti, profumi che non conoscevate prima di quel momento.
Tolkien fece nascere il Mondo dalla Musica; “Ecco la vostra Musica! Questo è il vostro canto; e ognuno di voi troverà quivi contenute, dentro il disegno che vi espongo, tutte quelle cose che apparentemente egli stesso ha concepito o aggiunto.” L’atto creativo non solo prende vita, ma possiede una sua melodia che rimane in tutto ciò che è creato. Spetta a noi coglierla.

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